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VENEZIA 2009 Concorso / Italia

Placido e Il grande sogno del '68

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Dopo anni di lavoro nella fiction tv Pietro Valsecchi e Camilla Nesbitt sono tornati al cinema con Michele Placido, di cui avevano prodotto il film d'esordio Pummarò e il successivo Un eroe borghese. L'attesissimo Il grande sogno [+leggi anche:
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, dopo il successo di Romanzo Criminale [+leggi anche:
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nel 2005, non è altro che il primo prodotto dell'accordo del 2007 che ha portato la Taodue di Valsecchi e Nesbitt alla fusione con Medusa (che lo porta in sala venerdì in 450 copie).

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Il progetto da 10 milioni di euro, coprodotto con la francese Babe Film, è il secondo pezzo forte italiano in Concorso a Venezia dopo Baarìa [+leggi anche:
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di Tornatore. Nasce dai ricordi del regista, di quando era un poliziotto emigrato dal sud, aspirante attore di teatro. E' il 1968 e il giovane pugliese un po' naive Nicola (interpretato da Riccardo Scamarcio) a Roma viene investito dal vento del cambiamento in atto. Spedito dai superiori come infiltrato all'università occupata, Nicola si innamora di una ragazza cattolica, Laura (Jasmine Trinca), che fa parte del movimento studentesco, e abbandona la divisa per studiare recitazione.

Laura è innamorata di uno studente operaio leader del movimento, Libero (Luca Argentero), ma la semplicità, la passione e l'energia di Nicola alla fine la conquisteranno. Intanto intorno a loro, si consuma una rivoluzione epocale, fatta di pacifismo ed emancipazione. La strage di piazza Fontana è dietro l'angolo, gli anni del terrorismo si avvicinano in fretta.

Con mano sicura e la fotografia smagliante di Arnaldo Catinari, Placido dirige un film che non può definirsi sul Sessantotto, che non ha la pretesa di disegnare un affresco dell'epoca, ma che può dare ai giovani un'idea di come sia nata quella libertà che oggi diamo per scontata, come ha saggiamente commentato il protagonista Riccardo Scamarcio durante l'incontro con la stampa. "E' un mio diario", spiega meglio Placido, "un romanzo popolare e politico e solo nel finale c'è l'ombra della violenza degli anni Settanta. Nel '68 si era creativi, si ballava, si giocava. Era una festa. Fu la reazione della polizia a far scattare la violenza."

Di Pier Paolo Pasolini, che dopo gli scontri di Valle Giulia a Roma nel marzo del 1968 si schierò dalla parte dei poliziotti perché erano "i figli dei poveri contro i figli dei borghesi", Placido dice che è stato profetico: "Moltissimi hanno abbandonato gli ideali di quegli anni. Io continuo a fare il mio '68, orientando politicamente il mio lavoro. Ma non sono d'accordo con Pasolini, quei ragazzi borghesi che prendevo a manganellate da poliziotto mi hanno poi insegnato molto".

Nel Grande sogno il protagonista Nicola va a cinema a vedere i film di Bergman, I pugni in tasca di Marco Bellocchio, quelli della Nouvelle Vague francese. "Anni fa", racconta Placido, "stavamo scrivendo questo film (la sceneggiatura è firmata anche da Doriana Leondeff e Angelo Pasquini, ndr) quando ci è arrivata la notizia che Bernardo Bertolucci stava girando The Dreamers. Ci siamo fermati per riprenderla 2 anni fa".

Una giornalista spagnola gli chiede perché abbia fatto un film che esprime ideali contrari al governo in carica con il denaro della società della famiglia del premier. "Sono stato attaccato anche per averne fatto uno con la RAI, con chi dovrei farlo allora? Comunque non conosco e non voto Berlusconi".

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