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Concorso - L’homme du train

di 

- Due uomini dalle vite profondamente diverse formano l'improbabile coppia di amici nel nuovo, intenso film di Patrice Leconte

Una stazione, una città di provincia, due uomini, due vite opposte ma altrettanto solitarie, in cui è ancora forte il desiderio di cambiamento. E’ il nuovo film di Patrice Leconte, L’homme du train in concorso nella sezione Venezia ’59. Una storia intensa raccontata attraverso il quotidiano di due personaggi crepuscolari, interpretati dal francese Jean Rochefort e dalla rock-star Johnny Hallyday, alle prese con le proprie solitudini e con il rimpianto per ciò che non è stato. Ritmato dai versi di una splendida poesia di Guillaume Apollinaire, il film del regista francese si avvicina al cuore pulsante di uomini che dopo essersi incontrati per caso in una farmacia stabiliscono un curioso rapporto di amicizia attraverso il quale riusciranno per qualche istante ad avere l’illusoria impressione che un’altra vita sarebbe possibile. “Fare cinema significa soprattutto rispetto – ha detto Leconte – Per fare dei film si devono rispettare i personaggi, i luoghi, le luci. Sarò forse immodesto ma io ho sempre lavorato in questo modo”.
Ed è straordinario il ritratto di questa ‘strana’ coppia, troppo in là con gli anni per essere in grado di cambiare il proprio stile di vita ma ancora capaci di rispettarsi e considerarsi un bene prezioso. In cammino sui binari di un destino fatale affrontano la propria routine ridendo di se stessi e realizzando in ogni istante quanto sia difficile venire a patti con la vita e con le proprie scelte e quanto inutile sia il rimpianto senza il sorriso. “L’autoironia è la cosa più importante nella vita. Ancor più dell’ironia. Nessuno dovrebbe prendersi troppo sul serio”. Un incontro improbabile che Leconte, quasi come un alchimista stregone inventa per lo schermo concedendo spazio alla verità e nessun posto all’incredibile, inteso qui come non credibile. “L’origine della storia che volevo raccontare è stata nell’incontro dei due attori che ho messo insieme – ha proseguito il regista – Il cinema nasce dagli incontri, dallo scambio di pensieri e idee. Il bello è proprio questo, avvicinare due universi e fare in modo che si accordino”. Un incontro dal quale nasce una musica perfetta, orchestrata con calibrata leggerezza e struggente malinconia.

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