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CANNES 2010 Quinzaine des Réalisateurs

Everything Will Be Fine, Christoffer Boe torna con un thriller melodrammatico

di 

Etichettato con troppa rapidità come il "prossimo Lars von Trier" dopo la Camera d'Or ed il Prix Regard per la migliore opera prima al suo Reconstruction nel 2003 a Cannes, il danese Christoffer Boe non è riuscito a colpire critica e pubblico con i successivi Allegro [+leggi anche:
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come aveva fatto con quel piccolo gioiello di 7 anni fa.

Sarà per questo che il protagonista di Everything Wil Be Fine [+leggi anche:
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, selezionato dalla Quinzaine al Festival di Cannes, è ironicamente un regista e sceneggiatore ossessionato dai suoi film che non riesce a concludere lo script di un film sulla guerra. Al 36nne Boe piace maneggiare i processi mentali dell'individuo, le dinamiche più interne all'essere umano e la sua scelta, fin dal titolo, sembra giocare con il suo status di giovane promessa che deve ancora dimostrare al mondo una maturità filmica.

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Jens Albinus è il regista Falk in attesa assieme alla moglie Helena (Marijiana Jancovic) dell'adozione di un bambino straniero e in procinto di girare un film. Falk scappa dopo aver investito un giovane arabo (Igor Radosavljevic) che gli affida una borsa con delle foto e un diario. Il giovane è un interprete dell'esercito danese di ritorno da Camp Viking in Irak, dove è stato testimone delle torture sui prigionieri. Falk è ora in possesso delle prove delle atrocità governative in guerra e entra in una spirale di paranoia che lo spinge presto a credere di essere sorvegliato e minacciato dai servizi segreti.

Partito come un thriller politico, Everything Wil Be Fine si trasforma in un melodramma, mischiando i generi con i flashback e flashforward che caratterizzano il cinema di Boe. Una "indecisione" programmata, come se la regia fosse affidata allo stesso protagonsita del film. La saturazione dei colori, altro elemento che caratterizza la cifra stilistica del regista, rende bene il clima paranoide.

Particolare attenzione è data ancora una volta all'allestimento scenico delle scene in interni (case di design e stanze d'albergo postmoderne). Il film inizia e si chiude con una panoramica su dei modellini architettonici che sintetizzano i luoghi e i personaggi principali del film, e alcune inquadrature delle scene reali usano la tecnica fotografica del tilt-shift che simula la miniaturizzazione, per suggerire che nulla è quello che sembra.

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