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PROMOZIONE Belgio

Cinergie, webzine n°150

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Una volta tanto, Cinergie punta i riflettori sui suoi vicini fiamminghi, con un'intervista al direttore del Vlaams Audiovisueel Fonds. Pierre Drouot, "uomo orchestra del cinema belga", ha dapprima diretto i suoi film, per poi dedicarsi all'insegnamento e alla produzione (André Delvaux, Benoît Lamy, Raoul Servais e Toto le Héros). Dopo una profumata pausa dal lavoro trascorsa in Provenza, è tornato in patria, dove nel 2005 ha preso le redini del VAF.

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Dotato oggi di un budget di 16,85 milioni di euro, il VAF è dal 2002 un'associazione non a scopo di lucro indipendente dall'amministrazione, le cui decisioni sono ratificate dal proprio cda. Sostiene la produzione di 8 lungometraggi all'anno (da 550 a 650.000 €) grazie alla sua dotazione, e riesce, quando va bene, a sostenerne 4 in più grazie al rimborso dell'anticipo sugli incassi. Ogni genere ha una propria commissione, cui si aggiunge la commissione FilmLab, che inquadra la "zona di caos" indispensabile all'innovazione.

Da qualche anno, il VAF si è dato come missione di far conoscere il cinema fiammingo all'estero, cosa che sembra portare i suoi frutti visto che da tre anni a questa parte il festival più grande di tutti dà ampio spazio al cinema fiammingo. Cannes ha infatti visto sfilare Moscou Belgium nel 2008, Altiplano, Lost Persons Area e La Merditude des Choses nel 2009, e Little Baby Jesus of Flandr quest'anno. Sul successo del cinema fiammingo nelle Fiandre, Drouot evoca il carattere "comunicativo" dei film fiamminghi, la loro capacità di "guardare la gente negli occhi". Spiega anche la differenza con il cinema francofono, sottolineando l'importanza dell'identificazione regionale attraverso la lingua.

Per gli anni a venire, due sono i progetti. Il primo concerne l'educazione, chiave di volta del sistema, in cui "il rapporto con l'audiovisivo non è abbastanza valorizzato". Pierre Drouot invoca inoltre una strategia più globale di sostegno al settore dell'audiovisivo, un centro di cinema co-finanziato da diversi ministeri, come accade in Danimarca, dove il Film Institut integra l'innovazione, l'educazione, la cultura, l'impiego.

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(Tradotto dal francese)

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