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VENEZIA 2010 Orizzonti / Spagna

Guerin, ospite dell'altrove

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Cosa significa frequentare un festival? E che tipo di relazioni si istituiscono intorno a un evento che per sua natura dovrebbe essere collettivo? Due domande alle quali, a modo suo, risponde José Luis Guerin con Guest [+leggi anche:
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, il documentario presentato nella sezione Orizzonti.

La storia è molto semplice: un regista spagnolo di talento (Guerin) e con una solida filmografia alle spalle, dirige un film (En la Ciudad de Sylvia [+leggi anche:
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) che viene selezionato in concorso alla Mostra di Venezia nel 2007. Siamo a settembre, poco prima della proiezione. Le attrici si truccano nella stanza d'albergo, giocano, scherzano per esorcizzare l'emozione in attesa di affrontare il pubblico. Intanto il regista riprende questi momenti d'intimità.

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È l'inizio di un'avventura che terminerà un anno dopo, ancora a Venezia quando Guerin viene chiamato in giuria. Un lungo viaggio perché un film come En la Ciudad de Sylvia può ambire alla distribuzione in sala, ma vive soprattutto di inviti ai numerosi festival sparsi per tutto il mondo.

Nel documentario, della proiezione veneziana non vedremo niente. Sin dall'inizio, perciò, si comprende che il regista, l'ospite, volge la sua attenzione fuori da quello che si può definire l'epicentro dell'evento. La videocamera scavalca il luogo privilegiato e mette a fuoco un "altrove". A essere inquadrati sono i luoghi ai margini dei festival, quelli che non sono mai coinvolti, che restano esclusi dai tour, dalle feste, dai tappeti rossi. Chi è interessato a scoprire realmente in quale città si viene ospitati?

Dentro una mostra cinematografica si costruisce un mondo che non coincide con l'altro mondo, quello che di fatto abitiamo tutti. Così dall'Europa agli Stati Uniti, dall'Sud America all'Asia, Guerin ignora la segnaletica che indica dove si svolge la manifestazione di turno (e chissà quali patimenti per gli organizzatori!) e si dirige senza bisogno di accredito, verso la periferia, lasciandosi condurre da un'umanità varia che non vive della propria autorappresentazione, ma rappresenta esattamente la vita stessa. Ed è questo il modo nel quale Guerin pensa e realizza il suo cinema: è la vita che dà consistenza a un film e a quest'ultimo gli spettatori si rivolgono per cercare, tra le molteplici diramazioni dell'esistenza, un senso possibile.

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