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VENEZIA 2010 Controcampo

Into Paradiso, l’altra Napoli tra immigrazione e convivenza forzata

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Nasce dalla forza di un’immagine il desiderio di Paola Randi di girare Into Paradiso [+leggi anche:
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. La regista ha capito di aver trovato la commedia sull’immigrazione che cercava, guardano gli scugnizzi giocare a pallone accanto agli srilankesi intenti in una sfida a cricket in quel di Piazza Dante a Napoli. E’ nato così il primo lungometraggio della Randi, in concorso al Lido nella sezione Controcampo italiano: il film che ha ottenuto il riconoscimento di interesse culturale nazionale dal Mibac, è prodotto dalla Acabe di Fabrizio Mosca, con il contributo della Regione Campania, e la collaborazione di Cinecittà Luce che lo distribuisce in sala il prossimo inverno.

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Interpretato da Gianfelice Imparato, Saman Anthony e Peppe Servillo, il vocalist degli Avion Travel e fratello di Toni, Into Paradiso racconta la storia di Alfonso, scienziato di mezza età che viene licenziato causa crisi. Scoraggiato, decide di rivolgersi ad un amico d’infanzia, Vincenzo, imprenditore, in affari con la camorra, che si candida alle elezioni. In cambio di una raccomandazione, Alfonso accetta di consegnare un piccolo dono. In realtà la scatola contiene una pistola che servirà ad un regolamento di conti e quando la consegna fallisce, allo scienziato non resta che nascondersi in una casbah all’ombra del Vesuvio dove incontrerà l’ex campione di cricket Gayan, la sua comunità.

“Sono convinta che l’ironia sia un mezzo molto efficace per trattare questioni importanti – dice la regista, ex allieva di Werner Herzog – gli esempi illustri al cinema si sprecano da La Grande guerra al Dottor Stranamore. Volevo una storia che raccontasse l’immigrazione e la convivenza forzata di due uomini diversissimi fra loro”.

Il risultato è un film ritmato e leggero che racconta il capoluogo campano e il malaffare con l’arma dei sentimenti anziché la violenza di immagini a cui ci avevano abituato Gomorra [+leggi anche:
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di Matteo Garrone e di Napoli Napoli Napoli di Abel Ferrara. Una visione altra della città che però scivola spesso nel macchiettistico tra situazioni fortunose e sciocchi “guaglioni” della criminalità.

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