Never Let Me Go incanta Londra
Il 54° BFI
London Film Festival (13-28 ottobre) si è aperto in grande
stile con l’affollata proiezione di Never Let Me Go [+leggi anche:
trailer
intervista: Domhnall Gleeson
scheda film] di Mark
Romanek, che ha avuto la sua anteprima europea nella famosa
Leicester Square.
Come di consueto, accanto alle proiezioni festivaliere, complete di
red carpet e paparazzi, c’è stata una proiezione per i membri del
BAFTA, finalizzata alle prossime nomination, poiché il film sarà senza
dubbio inserito in tutte le categorie principali. Tratto dal romanzo
omonimo, candidato ai Booker, dello scrittore inglese di origine
giapponese Kazuo Ishiguro e adattato da Alex Garland
(Sunshine [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: AndrewMacdonald
intervista: Danny Boyle
scheda film]), il film è
un canto ammaliante che combina i migliori elementi del dramma inglese
in costume a ben più sinistri argomenti fantascientifici.
Il tema dei cloni che esistono al solo scopo di essere usati come donatori di organi per esseri umani malati può sembrare poco consono ad una terra di magioni imponenti e spiagge battute dal vento, ma il trio Romanek/Garland/Ishiguro riesce a gestirlo in maniera superba, tenendo saggiamente lo sci-fi come un elemento di fondo a cui si fa solo allusione, e a concentrarsi invece sull’elemento umano.
Alla conferenza stampa, l’americano Romanek ha dichiarato di non essersi mai sentito un outsider, nonostante le caratteristiche tutte britanniche del film, perché ha studiato e vissuto nel Regno Unito. Carey Mulligan, Keira Knightley e Andrew Garfield interpretano in maniera superlativa i loro personaggi.
Mulligan ha accettato la parte poiché il suo personaggio è un osservatore spesso silenzioso, che spinge avanti la trama. Per Knightley, l’attrattività del ruolo era data dalla natura insensibile del suo personaggio. Alla domanda sul perché i protagonisti non cerchino di sfuggire al loro destino, Ishiguro ha risposto di non essere interessato a storie escapiste, tanto frequenti al cinema, ma di preferire le vicende di persone intrappolate in situazioni particolari, e le loro reazioni.
(Tradotto dall'inglese)
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