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BERLINALE 2003 Panorama

Film per raccontare il mondo

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- La selezione di Panorama Dokumente 2003 è ormai completa. La lista dei docu-mentari che saranno a Berlino

Da quando il festival si è spostato a Potsdamer Platz, il Panorama Dokumente ha un suo cinema, il CineStar 3, ma grazie alla crescente popolarità di questa sezione, quest’anno due film saranno proiettati al CinemaxX7, la sala solitamente riservata al programma principale di Panorama.

L’apertura della sezione documentari è per il 7 febbraio 2003 a CinemaxX7 con Traces of a Dragon: Jackie Chan and his Lost Family di Mabel Cheung e Alex Law (Hong Kong, China).

Il programma segue con i seguenti titoli:

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Comandante di Oliver Stone (Spagna)
Stone torna al documentario dopo tre anni di pausa per incontrare una delle più interessanti personalità dello scorso secolo: Fidel Castro.

Local Angel - Theological Political Fragments di Udi Aloni (USA, Israele).
Uno dei molti contributi di questa e altre sezioni della Berlinale, incluso il Berlinale Talent Campus, dedicata al conflitto nel Medio Oriente.

Le chant du millenaire (The Song of the Millennium) di Mohamed Zran (Francia, Tunisia)
Riflessioni dalle labbra di chi solitamente tace: uno svelamento sulla Tunisia, il suo popolo e i sogni per il futuro che si infrangono con la realtà. Nella sezione Panorama il film El Kotbia (The Bookstore) di Nawfel Saheb Ettaba propone altri elementi di analisi su questo tema.

Polígono sur (Seville, South Side) di Dominique Abel (Spagna)
Lo spazio vitale è tra le priorità dei gitani che vivono nel distretto di "Las tres mil" a Siviglia. Ex periferia modello negli anni ’60, oggi è un ammasso di case dimenticato dal trasporto pubblico e dalla polizia. Il rapporto tra gitani e Andalusia nel ritratto di alcune tra le più famose famiglie di musicisti di flamenco.

Ich kenn keinen! - Allein unter Heteros (Talk Straight - The World of Rural Queers) di Jochen Hick (Germania)
Il matrimonio tra gay è in Germania così popolare che nemmeno i deputati conservatori osano attaccarlo: qual è allora il problema di quattro omosessuali che vivono nell’area rurale della Swabia, tra i commenti crassi di amici e conoscenti, mentre vanno in chiesa o al pub?

Fight Back, Fight AIDS - 15 Years of ACT UP di James Wentzy (USA) e The Gift di Louise Hogarth (USA)
Dopo una lunga assenza, l’Aids torna in questa sezione e nel concorso. I due documentari presentano aspetti socio-politici della malattia.

"Berlino e oltre" potrebbe essere il titolo di quattro contributi tedeschi sull’analisi della situazione presente e passata:
Herr Wichmann von der CDU (Vote for Henryk!) di Andreas Dresen (Germania)
Uno sguardo profondo nella parte orientale della nazione. “Un vento fresco riporta la politica in movimento” è lo slogan della campagna di Henryk Wichmann, 25 anni, del CDU, candidato nell’estate 2002 nel distretto dell’Uckermark/Oberbarnim, notoriamente in mano allo SPD.

Ich bin, Gott sei Dank, beim Film! (Thank God, I'm in the Movies!) di Lothar Lambert (Germania)
Una delle icone dell’underground, Lothar Lambert, paga il suo contributo alla regista berlinese Eva Ebner, la cui vita professionale ripercorre la storia dello Stato tedesco. Ma oggi, a 80 anni, è ancora turbata dagli eventi della sua infanzia a Danzica, dove ha dovuto nascondersi dal regime nazista.

Bruno S. - Die Fremde ist der Tod (Estrangement - Is Death) di Miron Zownir (Germania)
Quando Bruno S., la cui vita ai margini della società, tra istituzioni psichiatriche e case di assistenza, arrivò a Cannes nel 1975, quale protagonista di L’enigma di Kaspar Hauser di Herzog, fu celebrato come una star. E dopo? Questo nuovo ritratto racconta il seguito di una vita che a dispetto di tutti gli svantaggi e dell’isolamento, trova una strada per sé.

Die Ritterinnen (The Female Knights) di Barbara Teufel (Germania)
Un tipico set della Berlino anni Ottanta: un appartemento a Kreuzberg, una comune di donne emancipate, militanti. Ma dopo la caduta del Muro il mondo è cambiato…. e così alcune visioni del mondo, una volta potenti e assolute. Donne di “ieri” e di “oggi” a confronto.

Tre documentari corti completano il programma:

Moglem byc czlowiekiem (I Could Have Been Human) di Barbara Medajska (Polonia), sulla vita inuman di alcuni minatori di carbone che vivono in una discarica;
Haçla (The Fence) di Tariq Teguia (Algeria/ Francia), uno sguardo alla visione senza speranza di molti giovani algerini;
Just Call Me Kade di Sam Zolten (USA), sull’aiuto che una giovane famiglia americana ha saputo dar al proprio figlio transessuale durante gli anni della pubertà.

E come omaggio al regista e co-fondatore del Gay&Lesbian Film Festival di Torino, Ottavio Mai: Ottavio Mario Mai di Giovanni Minerba e Alessandro Golinelli (Italia)
A dieci anni dalla sua morte, Mai, che fondò il festival nell’86 con Minerba, compagno di vita e di lavoro, viene ricordato con brani dei suoi film e intervista di intellettuali e artisti italiani, mentre il festival di Torino è una delle realtà gay più consolidate nel mondo.

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