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USCITE Italia

Jeunet, in sala e al Sottodiciotto Film Festival

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Non è un regista dal “messaggio facile”, Jean-Pierre Jeunet: per il visionario autore de Il favoloso mondo di Amélie [+leggi anche:
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realismo tout-court è noioso” e così, anche quando sceglie di affrontare temi seri (ad esempio la Prima guerra mondiale di Una lunga domenica di passioni eferisce “trasfigurare la realtà, trasformarla, come Fellini, Sergio Leone o Tim Burton”.

Non deve stupire, quindi, che ne L’esplosivo piano di Bazil [+leggi anche:
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abbia scelto il ritmo scatenato di una slapstick comedy per denunciare l’affarismo senza scrupoli dei fabbricanti d’armi, “uomini che la sera danno la buonanotte ai loro figli, e di giorno inventano strumenti di morte che uccidono i figli degli altri”. rotagonista Dany Boon, nei panni del “keatoniano” Bazil del titolo, orfano a nove anni a causa di un’esplosione nel deserto del Marocco e poi, qualche anno dopo, colpito alla testa da una pallottola vagante. Quanto basta per avercela con l’industria bellica, e impegnarsi – insieme a una banda di ingegnosi, e un po’ svitati, rigattieri – a mettere in ginocchio i produttori di mine e granate.

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Tra omaggi al cinema muto, autocitazioni (Delicatessen) e personaggi da cartoon (“Tex Avery è un genio, devo molto ai suoi Looney Tunes”), il film, con la sua allegra brigata di caratteristi (Yolande Moreau e Dominique Pinon), corre libero e personale, inconfondibilmente segnato dai marchi di fabbrica di Jeunet, che proprio in nome della “libertà” ha scelto di rinunciare a Tintin (prima che il progetto finisse tra le mani di Spielberg e Jackson) e a Harry Potter.

Il rapporto con Hollywood, comunque, non è ai ferri corti: “La Warner ha inserito Una lunga domenica di passioni tra gli 80 capolavori della sua storia, e questo mi lusinga: per Bazil, però, ho potuto lavorare con la Warner Bros. Entertainment France. Ottimo mix: soldi americani, ma con il diritto al final cut”, spiega Jeunet, in Italia per promuovere l’uscita del film (distribuito il 17 dicembre da Eagle Pictures) e per ricevere l’omaggio del Sottodiciotto Film Festival di Torino (9/18 dicembre), che gli dedica una retrospettiva completa (con autentiche rarità provenienti dal suo archivio privato) accompagnata da una monografia a cura di Stefano Boni e Massimo Quaglia, la prima in Europa dedicata al regista.

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