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CANNES 2011 Quinzaine des Réalisateurs

Frédéric Boyer: "Non ho ceduto a pressioni"

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Tre domande al delegato generale della Quinzaine des réalisateurs, che prende il via giovedì nell’ambito del 64mo Festival di Cannes.

La vostra selezione per il 2011 è dominata dai film europei (leggi l’articolo). Potenza del Vecchio Continente o debolezza del resto del mondo?
Frédéric Boyer: Un po’ tutte e due le cose. La grande forza dell’Europa nella produzione, la creazione, negli stili e nell’innovazione cinematografica si riflette quest’anno anche nelle altre selezioni di Cannes, dove ad esempio gli autori asiatici sconosciuti sono pochi. Ci sono molti film francesi per via di un’offerta molto importante in termini di qualità e creatività, mentre rispetto al numero di film prodotti, il Belgio è un caso eccezionale. Anche la creatività italiana va segnalata: tre o quattro film avevano il potenziale per essere selezionati alla Quinzaine. La Germania ha proposto dei film interessanti, ma non ne abbiamo tenuto nessuno. In compenso, le proposte di Spagna e Portogallo erano un po’ sottotono. E in Europa dell’est la produzione ha molto sofferto della crisi.

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La vostra linea editoriale privilegia le scoperte rispetto ai film pubblicizzati dai media?
Esattamente. Non ho ceduto ad alcuna pressione. Se voglio proporre un film completamente fuori dagli schemi o strano, è una scelta completamente personale. Cerco di proporre una varietà creativa più ampia possibile a livello mondiale, anche se è difficile trovare film africani, ad esempio. Tuttavia, se fare scoperte ed esplorare nuovi talenti è molto importante, i film devono anche essere accessibili al pubblico. E la programmazione non deve neanche avere 25 film “urbani”. È sempre un piacere per lo spettatore vedere film sulla natura, e quest’anno ne abbiamo diversi.

Quali sono stati i colpi di fulmine di questa selezione?
Ovviamente tutti i film mi piacciono, ma direi Volcano [+leggi anche:
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dell’islandese Runar Runarsson (leggi l’articolo) e Play [+leggi anche:
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di Ruben Ostlund (leggi l’articolo), secondo lungometraggio di questo giovane regista che potremmo definire della Nouvelle vague svedese. E per quanto riguarda i film francesi, Jeanne Captive [+leggi anche:
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di Roland Edzard (leggi l’articolo).

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(Tradotto dal francese)

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