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CANNES 2011 Concorso / Francia

La source des femmes e il cuore inaridito degli uomini

di 

Affrontando dalle diverse angolazioni del melodramma e della tragicommedia il tema complesso della condizione femminile in terra musulmana, La source des femmes [+leggi anche:
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scheda film
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del regista franco-romeno Radu Mihaileanu, ultimo titolo della competizione del 64mo Festival di Cannes, è stato accolto in maniera controversa alla sua prima proiezione sulla Croisette. Presentato, attraverso una didascalia iniziale, come un racconto che si svolge in un villaggio del Maghreb o della penisola araba, il film (coprodotto da Francia, Marocco, Belgio e Italia) soffre in effetti di un eccesso di buone intenzioni e di un punto di vista lodevole, ma troppo didattico, a favore dell'emancipazione delle donne.

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Tuttavia, il racconto di questo rivoluzionario sciopero del sesso, che ha lo scopo di rivendicare la partecipazione degli uomini a un lavoro bestiale effettuato dalle donne (prendere l'acqua alla lontana sorgente e trasportarla attraverso le rocce), non manca di guizzi, spesso divertenti, in tutte le direzioni (la religione, l’amore e i matrimoni combinati, la corruzione e lo sperpero dei poteri pubblici, la precarietà economica, l'istruzione, l'immigrazione, i media, l'integralismo e l'Islam illuminato…). Se il proposito manicheista è all'origine di diversi episodi che mettono in ridicolo gli uomini, stupefatti dall'audacia crescente delle loro compagne, la moltiplicazione degli intrecci secondari squilibra il film nella logica del "chi troppo abbraccia, poco stringe", a dispetto di un'interpretazione solida, specialmente di Leila Bekhti nel ruolo principale e della carismatica Biyouna.

"Sei fortunata, è un maschietto!". Dopo un parto, le donne del villaggio ballano e cantano un inno alla bellezza. Gli uomini, dal canto loro, apprendono la buona notizia sulla terrazza del bar dove si crogiolano tutto il giorno da quando la siccità ha colpito la regione, ormai da qualche anno. Ma una voce discordante sfiderà l'ordine costituito e la tradizione che vede le donne sciropparsi tutti i lavori più faticosi, un impegno tanto massacrante che la metà dei bambini muoiono prima della nascita o nella prima infanzia. Questa voce è quella di Leila (Leila Bekhti), la moglie dell'insegnante, una "straniera" (viene dal sud del paese) in grado di leggere e scrivere, che quando propone uno "sciopero dell'amore" viene ribattezzata la "strega". In un primo momento, l'iniziativa di Leila scandalizza la stragrande maggioranza delle sue compagne e diverte gli uomini, ma poi si trasforma progressivamente in una guerra aperta (scoppiano discussioni, le posizioni si radicalizzano, le pressioni si accentuano), dove l'ingegno e la tenacia femminili si riveleranno decisivi.

Girato in Marocco in splendidi paesaggi di montagna, La source des femmes entra ovviamente in risonanza con le rivoluzioni in corso nei paesi arabi. Il film, decisamente femminista e che sventola con fervore la bandiera della libertà contro la schiavitù, è stato paradossalmente realizzato da un uomo. Un regista che rende omaggio alla forza del "sesso debole", con l'intenzione di fare un atto di denuncia e di ergersi a messaggero cinematografico, e idealista, di vasti cambiamenti sociali.

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(Tradotto dal francese)

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