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FILM / RECENSIONI

The Artist

di 

- Hollywood a cavallo tra il cinema muto e il sonoro. Un esperimento cinematografico eccezionale. Premio del miglior attore a Cannes.

Se Michel Hazanavicius non avesse avuto successo in Francia con la serie OSS 117 [+leggi anche:
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non avrebbe mai potuto essere presentato in concorso ufficiale al 64mo Festival di Cannes. Non che il film non lo meriti, ma semplicemente perché questo progetto folle - un omaggio al film muto che ne sposa la forma - non avrebbe mai potuto essere finanziato mentre Avatar spopolava nelle sale di tutto il mondo.

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A Hollywood, alla fine degli anni '20, George Valentin (Jean Dujardin) è una star del cinema, ma l'avvento del sonoro mette fine alla sua carriera. Parallelamente, Peppy Miller (Bérénice Bejo) conosce una folgorante ascesa sullo schermo e il suo cuore non ha mai smesso di battere per George Valentin...

Hazanavicius ha lavorato questa volta con il produttore Thomas Langmann e con altri fedeli collaboratori - oltre la coppia di protagonisti, il direttore della fotografia Guillaume Schiffman e il compositore Ludovic Bource - per fare di questo The Artist un'opera fedele ai grandi classici del cinema degli anni '20. È soprattutto lo spirito del muto ad essere rispettato. Sì, questo esercizio di stile è girato in bianco e nero in un formato 1.33 ed è muto per 97 dei 100 minuti di durata. Ma la colonna sonora originale è un po' più sofisticata, l'immagine più pulita e l'umorismo più in secondo piano rispetto a qualsiasi film di Murnau o di Chaplin. The Artist tiene conto delle accresciute esigenze di un pubblico moderno e non è mai sistematicamente anacronistico: il film non è un pastiche, ma un omaggio appassionato al cinema di ieri da condividere con il pubblico di oggi.

Riducendo all'essenziale la storia d'amore, il regista - anche sceneggiatore - non perde mai di vista l'evidenza delle situazioni e del loro concatenamento. Le tante didascalie (in inglese) bastano a raccontare in modo chiaro questa storia girata in 35 giorni nei mitici studios della Warner e della Paramount con un cast francese che, per una volta, non ha dovuto lavorare sull'accento.

Jean Dujardin ricorda sicuramente Fredric March o John Gilbert. Il popolare attore è dotato di una faccia “vintage” con cui gioca con grande abilità. Al suo fianco, Bérénice Bejo apporta una notevole dinamica gestuale, particolarmente apprezzabile nelle scene di danza sulle quali il duo ha lavorato molto. Il risultato sullo schermo è riuscito, e questa coppia cinematografica irradia un'alchimia evidente. Nel cast, anche qualche attore americano. Si segnala la performance di John Goodman nei panni di un produttore panciuto che non si separa mai dal suo sigaro, e quella dell'elegante James Cromwell nel ruolo di un autista benevolo che gli calza a pennello.

The Artist è un'opera singolare, ma mai polverosa. Gli appassionati del grande cinema, tra cui Michel Hazanavicius e la sua squadra, saranno ben contenti che questa sfida sia stata raccolta così bene.

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(Tradotto dal francese)

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