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INDUSTRIA Italia / Europa

Film on demand: ritardo italiano. E servono nuove regole per la tutela del diritto d'autore

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Il valore del mercato del film on demand è rapidamente cresciuto negli ultimi 5 anni: nei 5 maggiori Paesi europei vale oltre 385 m€ nel 2010 (meno di 120 milioni nel 2006). La leadership è stata conquistata da Regno Unito e Francia. Nettissimo il ritardo italiano (meno di 10 m€), da ricondurre ad un minore interesse del pubblico verso il cinema; un numero più basso di utenti Internet; un minor utilizzo dell’e-commerce; una minore diffusione di dispositivi over-the-top connessi alla rete che consentano di visualizzare i contenuti sul tv set (console di videogiochi, tv connettibili...); ed infine la relazione fra una scarsa (e comunque poco conosciuta) offerta legale e il massiccio download illegale di contenuti audiovisivi tramite file-sharing e free-hosting.

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Questi dati sono emersi dal convegno "Autori nella Rete. Come tutelare il diritto d'autore e la libertà d'espressione online", svoltosi questa mattina a Roma per iniziativa dell'associazione 100Autori con il sostegno di Cinecittà Luce, Siae e Roma & Lazio Film Commission. Durante l'incontro, che ha visto la partecipazione di vari rappresentanti della filiera dell’audiovisivo online, l'analista dei media Andrea Marzulli ha presentato uno studio sul valore del mercato dei film on demand (visualizza/scarica il PDF) che ha evidenziato come il peso di questo settore sul totale della filiera cinematografica nei diversi canali di sfruttamento (sala, HV, pay e free tv) sia in forte crescita soprattutto negli USA e nel Regno Unito, mentre è ancora inferiore all’1% in Italia.

Riguardo al contributo alla creazione e al diritto d’autore, dal convegno è emersa la necessità di armonizzare, attraverso un’adeguata legislazione comunitaria, alcuni elementi fondamentali della remunerazione del diritto d’autore:

- rendere coerente il più possibile tra gli Stati membri dell'UE quali professionalità sono indicate quali “autori” dell’opera audiovisiva

- armonizzare il più possibile le modalità di sfruttamento dell’opera audiovisiva, con particolare riguardo alle utilizzazioni online (ma senza tralasciare i difetti di armonizzazione ancora esistenti per sfruttamenti più tradizionali come il broadcasting e l’home video), per le quali gli autori hanno diritto ad una equa remunerazione

- rendere “irrinunciabile” questo diritto, anche a fronte della cessione, da parte degli autori, dei diritti esclusivi

- esplorare la possibilità di “licenze collettive estese” (con clausole di opt-out) quali facilitatori del processo di gestione dei diritti per le utilizzazioni online e non come “condono” per il file-sharing e il free-hosting di opere audiovisive

- implementare le soluzioni tecnologiche più adatte per una efficiente gestione dei diritti a livello europeo (a prescindere dalla questione delle esclusive territoriali), anche integrando progetti in corso come Arrow (per le opere orfane) e Isan (identificazione dell’opera audiovisiva).

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