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FESTIVAL Germania

Mannheim-Heidelberg compie 60 anni

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Il Festival internazionale di Mannheim-Heidelberg, vice-decano dei festival di cinema tedeschi dopo Berlino, celebra dal 10 al 20 novembre la sua 60ma edizione, e il film scelto per la sua apertura è una storia d'amore: Our Own Oslo (foto) dell'islandese Reynir Lyngdal, proiettato in anteprima internazionale. La famiglia vi è presente, ma il motivo dominante di questa edizione-anniversario diretta da Michael Kötz è quello del padre, in tutte le sue sfaccettature: eroico, debole, autoritario, egoista, abusivo, assente…

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La paternità è onnipresente nei 15 titoli del concorso internazionale, tra cui otto produzioni e una coproduzione europee. Oltre al film di Lyngdal, sono in lizza due rappresentanti belgi, Fils unique di Miel van Hoogenbemt e Elle ne pleure pas, elle chante [+leggi anche:
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di Philippe de Pierpont (entrambi presentati in anteprima europea); e poi, The Phantom Father di Lucian Georgescu (Romania), The Good Son [+leggi anche:
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di Zaida Bergroth (Finlandia), Fear of Falling di Bartosz Konopka (Polonia), le produzioni irlandesi Parked [+leggi anche:
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intervista: Darragh Byrne
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di Darragh Byrne e Sensation di Tom Hall, e infine la coproduzione ispano-argentina Un cuento chino [+leggi anche:
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di Sebastián Boresztein, che ha trionfato la settimana scorsa al Festival di Roma (news).

L'accattivante sezione Scoperte internazionali propone 18 lungometraggi diretti da giovani talenti provenienti da tutto il mondo, tra cui sette piccoli gioielli del Vecchio continente, come i titoli britannici proiettati in anteprima mondiale Up There di Zam Salim e Small Creatures di Martin Wallace, Room 304 [+leggi anche:
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della danese Birgitte Stærmose e il film bulgaro Sneakers di Ivan Vladimirov e Valeri Yordanov.

La terza grande sezione tradizionale della kermesse, Proiezioni speciali, comprende sei film già visti in altri festival ma selezionati per la loro eccezionale qualità, come l'artistico Le Moulin et la croix [+leggi anche:
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intervista: Lech Majewski
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del polacco Lech Majewski, che ridà vita, grazie alle interpretazioni di Rutger Hauer, Charlotte Rampling e Michael York, ai personaggi di un quadro di Bruegel. Il pubblico potrà anche scoprire, in anteprima internazionale, la produzione danese Julie [+leggi anche:
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intervista: Linda Wendel
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di Linda Wendel, che traspone una pièce dello svedese Strindberg nell'universo contemporaneo del tennis professionale.

Il programma, che include anche una sezione per bambini, celebra l'anniversario del festival attraverso due retrospettive: "Mannheim revisité", in cui si ritrovano i nomi di Krzysztof Kieslowski, Rosa von Praunheim, Jiri Menzel, Rainer Werner Fassbinder, Werner Schroeter e Lars von Trier, e "Viaggio nel tempo", in cui François Truffaut e Jim Jarmusch affiancano Wim Wenders e Andreas Dresen.

Quest'ultimo è il vincitore del Premio Maestro di Cinema di quest'anno, che ritirerà stasera prima di una proiezione e di una conferenza stampa organizzata in suo onore. Gli altri premi saranno distribuiti durante la cerimonia di chiusura.

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(Tradotto dal francese)

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