Beast, passione e sangue per Christoffer Boe
In una storia d’amore che diventa prima spaventosa e poi si avvia verso la fine, Christoffer Boe sceglie la grafica e mixa sentimenti e melodramma con il sangue in Beast [+leggi anche:
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scheda film], follow up di Everything Will Be Fine [+leggi anche:
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scheda film] (2010).
E se il suo film precedente era un omaggio al thriller di scuola hitchcockiana, fatto di suspense e mister, il nuovo punta invece verso Rosemary’s Baby di Roman Polanski, ma con un colpo di scena che soltanto un prestigiatore danese di generi e dal sangue freddo avrebbe potuto realizzare.
Il film si apre con una coppia in visita in una casa che il marito sogna essere quella in cui crescerà la famiglia. Ma la sua reazione a una sola goccia di sangue dopo un banale incidente, assicura che le cose non saranno certo così rosee. Perché l’amore non è sempre una cosa meravigliosa.
Boe popola i titoli di testa di belle fotografie, e suggerisce la tristezza del fatto che i sogni sono più pittoreschi finché restano in testa di quanto poi si rivelino nella realtà.
E subito dopo, ci si trova nel momento indefinito in cui una coppia si allontana, la donna diventa gelida e l’uomo tenta disperatamente di raggiungerla.
Boe racconta con dolore la natura divorante dell’amore e la tristezza che segue il congedo, sfocando i confini della realtà della percezione e mixando la suspense noir e il cupo dramma sentimentale con un pizzico di morbosità a dare pepe al tutto. E con una prova eccellente, Nicolas Bro ritrae alla perfezione un uomo consumato dal rifiuto e trasformato dalla rabbia, che scivola lentamente nella follia e si trasforma nella bestia del titolo.
(Tradotto dall'inglese)
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