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BERLINALE 2012 Concorso / Spagna

Childish Games: i "giochi proibiti" di Antonio Chavarrías

di 

Lo sceneggiatore, regista e produttore catalano Antonio Chavarrías, uno dei produttori del vincitore dell'Orso d'oro 2009 Il canto di Paloma [+leggi anche:
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, concorre stavolta in prima persona a Berlino con Childish Games [+leggi anche:
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, un film a metà tra il dramma psicologico, il racconto crudele, il triangolo amoroso e persino il film horror, che si immerge nell'universo dell'infanzia e si apre sui sussurri notturni di una ragazzina inquieta.

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Subito dopo, facciamo la conoscenza di Daniel (Juan Diego Botto) e Laura (Bárbara Lennie), una giovane coppia di insegnanti del tutto normale e felice che sta provando ad avere un bambino. L'occasione gli si presenta in modo inaspettato, quando una persona proveniente dal passato di Daniel, lo strano Mario, viene a cercarlo per parlargli di un misterioso "incidente" che causò la morte della sua sorellina Clara. Una volta respinto da Daniel, Mario si suicida davanti alla propria figlia, Julia (Mágica Pérez), in una scena disorientante che è forse la più forte del film. Laura, che ignora a che punto la situazione sia scomoda per il suo compagno, decide di occuparsi della piccola orfana, e mentre i suoi sentimenti materni si fanno più forti, il disagio di Daniel diventa sempre più insostenibile.

Infatti, i tratti di Julia si sovrappongono sempre più, agli occhi dell'insegnante, a quelli di Clara. Ma ciò che è probabilmente l'effetto di un forte senso di colpa, che ci è sempre più chiaro mano a mano che ci vengono mostrati i tasselli del dramma vissuto in passato, viene interpretato da un Daniel sempre più paranoico (alla maniera di Vertigo di Hitchcock) come un progetto di vendetta, la cui prova sarebbe il nastro rosso che Julia porta tra i capelli, del tutto identico a quello di Clara. Le due ragazzine hanno in comune anche la filastrocca "Dictado" (titolo originale del film), un testo semplice e affascinante che assume progressivamente accenti al contempo angoscianti e magici: è come se l'arrivo di Julia rispedisse Daniel nella selva oscura dove si nascondono i "mostri" dell'infanzia e dell'anima.

Né la premessa né gli ingredienti del film sono completamente nuovi, ma non per questo, all'inizio, sembrano meno promettenti. E invece, al posto di sfruttare maggiormente il carattere noir del soggetto e le possibilità del cinema di genere, come ci si sarebbe aspettati, il film si dilunga un po' troppo sul modo in cui la giovane coppia è influenzata, persino divisa, dall'arrivo di Julia, e ci priva delle sorprese che l'eccellente scena del suicidio annunciava e che avrebbe reso possibili l'intelligenza della giovane attrice, figlia di un mago (di lì il suo nome) dal talento innato per l'equivoco. Peccato anche che il mostro esca dal bosco troppo tardi e che non ci sia permesso così di godere maggiormente della conclusione del film, un po' sbrigativa sebbene avvincente.

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(Tradotto dal francese)

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