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BERLINALE 2012 Panorama / Francia

L'Âge atomique: due giovani anime alla deriva

di 

L'Âge atomique [+leggi anche:
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intervista: Héléna Klotz
scheda film
]
, opera prima di 67 minuti che Héléna Klotz ha presentato al Festival Premiers Plans di Angers prima di essere invitata nella sezione Panorama del 62mo Festival di Berlino, è un film d'atmosfera intriso di accordi elettro-spaziali su due giovani anime alla deriva nell'arco di una notte che comincia come un'uscita parigina piena di promesse e finisce all'alba nei boschi sull'immagine di due ragazzi inseparabili che camminano l'uno accanto all'altro verso una direzione sconosciuta.

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All'inizio, lo sfrontato e loquace Victor (Eliott Paquet) e il più silenzioso e protettivo Rainer (Dominik Wojcik), a metà tra un giovane Werther e una figura fassbinderiana (l'immaginario della regista affonda in parte le sue radici negli anni '80), sono felici di stare insieme e sono pieni di aspettative per il futuro. Ma una certa inquietudine malinconica colora già i loro dialoghi, recitati un po' meccanicamente come se fossero monologhi teatrali, una sorta di racconto beckettiano per adolescenti. Aiutati da qualche sorso d'alcol a buon mercato di cui si sono riempiti le tasche, entrano in un locale notturno dove Victor cerca la fantasmagorica ragazza che lo starebbe aspettando senza saperlo. Ma la trance dura poco e presto i nostri eroi picareschi si ritrovano per strada, con Victor che affronta in "duello" prima uno snob aggressivo e pieno di soldi che ha i boccoli biondi, qui ben poco angelici, dell'attore Niels Schneider (l'efebo di Les Amours imaginaires di Xavier Dolan), poi un buttafuori al quale i due ragazzi dicono di sapere che moriranno.

Parigi, scandita circolarmente dalla luce di una Tour Eiffel che sembra qui una minacciosa torre di guardia, diventa uno spazio sempre più ostile in cui i ragazzi esprimono la loro angoscia e i loro rimpianti come se la loro vita fosse già alle loro spalle, come "in sospeso" ("Soffoco", si lascia scappare a un certo punto il laconico Rainer, insonne e poeta), continuando a tessere un legame ambiguo di natura omo-erotica presente sin dall'inizio. Da un luogo equivoco all'altro, i due protagonisti, che sono ancora dei bambini, si cercano senza trovarsi e finiscono per perdersi mentre si allontanano dalla città. "Bisogna tornare alla notte", dice nuovamente Rainer. In ogni caso, la scelta di Klotz è di mantenere lo spettatore nella penombra, in questo film di suspence la cui strana conclusione è forse un nuovo inizio.

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(Tradotto dal francese)

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