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BERLINALE 2012 Italia

Tutti pazzi per i Taviani, nonostante la delusione dei tedeschi

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Lo scontento di parte della stampa tedesca riguardo alla vittoria dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani a Berlino non ha smorzato gli entusiasmi degli italiani per l'importante riconoscimento al cinema nazionale ricevuto sabato scorso in chiusura della 62ma Berlinale. Se per il settimanale Der Spiegel L'Orso d'oro a Cesare deve morire [+leggi anche:
recensione
trailer
intervista: Paolo e Vittorio Taviani
scheda film
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è una scelta "sbagliata" e "molto conservatrice in una competizione zeppa di film giovani, impegnati e politici", il daily di Screen, che raccoglie il giudizio di alcuni critici internazionali accreditati al Festival di Berlino ha etichettato come “eccellente” il film che si era piazzato dopo il favorito Barbara di Christian Petzold nei voti di otto testate, fra cui il tedesco Tagesspiegel e il britannico Sight & Sound. La bibbia del cinema Variety lo definisce "intrigante e d’effetto" mentre per The Hollywood Reporter è "uno stimolante matrimonio tra teatro e dura realtà".

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Grande la soddisfazione del ministro per i Beni e le Attività Culturali italiano, Lorenzo Ornaghi: ''E' davvero un piacere vedere confermati a livello internazionale il talento e la poesia di due indiscussi maestri del cinema italiano. Questo premio è un segnale di ottimismo per tutto il Paese, un incoraggiante invito a proseguire nello sforzo di riavviare un ciclo positivo''.

La vittoria di Cesare deve morire è motivo d'orgoglio anche per Carmelo Cantone, direttore del carcere di Rebibbia, dove è stato girato il film: "Un'esperienza unica. Non ci aspettavamo tanto successo, anche se da più giorni eravamo al corrente del grande consenso di critica che l'opera aveva ricevuto […] Abbiamo testimoniato che il laboratorio teatrale è un buon strumento da utilizzare per la riabilitazione dei detenuti". E i carcerati, lo ricordiamo, erano stati al centro dei ringraziamenti dei Taviani: ''Spero che qualcuno tornando a casa dopo aver visto Cesare deve morire pensi che anche un detenuto, su cui sovrasta una terribile pena, è e resta un uomo'', era stato il commento a caldo di Vittorio Taviani nel ricevere l'Orso d'oro, che in Italia mancava dal 1991. "A loro infatti va il nostro pensiero, mentre noi siamo qui tra le luci, loro sono nella solitudine delle loro celle. E quindi dico grazie a Cosimo, Salvatore, Giovanni, Antonio, Francesco e Fabione'', aveva aggiunto il fratello Paolo.

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