06/07/2012 - Paragonato da molti a Bresson, il debutto di Ektoras Lygizos è un film intimo e inquietante. Cineuropa racconta il lungometraggio greco proposto in anteprima mondiale in Concorso al Karlovy Vary 2012

Lo spettro della crisi economica greca aleggia su questo eccezionale debutto dove realismo e allegoria procedono fianco a fianco.

Un giovane ateniese è senza lavoro, senza denaro, senza nulla da mangiare. Non può fare il lavoro che vorrebbe, il cantante (ma anche stare in un call-center), e vive da solo nel suo appartamento, tra montagne di bollette e nessun mezzo di sussistenza. Finito per strada, cerca soluzioni sempre più disperate per sopravvivere. L’unica cosa di cui si prende cura è un canarino, col quale divide il poco cibo e la poca acqua che ha.

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scheda film] è un film difficile e intenso. Ektoras Lygizos utilizza la videocamera a mano per seguire i tre giorni della vita in frantumi del ‘Ragazzo’. Il film comunica per ellissi, e da piccoli frammenti capiamo perché ‘il Ragazzo’ vive così: in ballo ci sono l’idea della dignità, della mascolinità e dell’orgoglio, ma anche la situazione greca attraverso la vita difficile del giovane. Gran parte della narrazione funziona — talora (in alcuni momenti più melodrammatici), la realtà supera l’allegoria.

Al centro di tutto c’è Yannis Papadopoulos, nel ruolo del protagonista, con una performance quasi muta piena di disperazione e di follia appena nascosta. In ogni scena, l’intimità del ritratto (che include una scena di masturbazione che, giusto o sbagliato, resterà probabilmente l’unico elemento memorabile per i prossimi mesi) è piuttosto inquietante ma eccezionale.

Nella sua imperfezione, il film resta crudo e bello. E se per i distributori sarà forse eccessivo (la scena succitata potrà essere usata come un fattore decisivo, in senso positivo o negativo), il film dovrebbe girare l’intero circuito festivaliero. Lygzios è un talento da seguire in futuro.

(Tradotto dall'inglese)