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VENEZIA 2012 Settimana della Critica

Welcome Home: Un’ode d’amore e odio a Bruxelles

di 

- Il film di Tom Heene, nato dall’unione di tre corti, è carente sul piano della regia ma beneficia di ottime performance

Il debutto di Tom Heene, Welcome Home [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato alla SIC – Settimana Internazionale della Critica a Venezia, non fa grandi sforzi per nascondere le sue origini — tre corti su un potente personaggio femminile, Lila (Manah Depauw). Heene li trasforma in lungometraggio, ma il risultato da 73 minuti manca di coerenza e fatica a trovare una regia convincente nonostante l’energica prova dei suoi attori.

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È impossibile descrivere in poche parole Welcome Home. Un’ode a Bruxelles? La storia di una donna in lotta per l’indipendenza? Un’accusa agli eurocrati, giovani e senza cuore? La cronaca della dannosa integrazione paneuropea? Welcome Home è tutto questo, ma avrebbe funzionato meglio come serie di corti.

Vediamo all’inizio l’incontro tra Lila e Bilal (Nader Farman), iraniano in visita a Bruxelles dopo quarant’anni di assenza. L’uomo dice che l’architetto della capitale europea dovrebbe essere “frustato, come fanno in Iran”, che è l’ovvio commento sulla continua espansione della città. Bilal è tornato per ritrovare amici che non vede dalla partenza, ma non riesce a trovarli. Si sono persi nella labirintica Bruxelles, dove burocrazia e indifferenza avvelenano tutto?

Nel secondo corto, Lila rivede Benji (Kurt Vandendriessche), fidanzato mollato tre mesi prima per riscoprire se stessa. È la parte più intensa di Welcome Home e allo stesso tempo la meno convincente, con dialoghi ingenui e reazioni poco plausibili. Heene sostituisce le emozioni col sesso, più o meno esplicito, e preme i bottoni sbagliati in un finale che confonde il pubblico, in una dichiarazione più che ovvia contro la capitale artificiale dell’Europa unita.

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(Tradotto dall'inglese)

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