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STOCCOLMA 2012

Call Girl: luci e ombre nella battaglia per la parità

di 

- Mikael Marcimain debutta al cinema con un thriller basato su uno dei più grandi scandali politici della storia della Svezia

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ha tutti gli elementi per diventare, insieme a Searching for Sugar Man, uno dei film svedesi più discussi della stagione. Ad avvalorare queste alte aspettative è stata la sua affollata prima europea al gala di inaugurazione della 23ma edizione del Festival di Stoccolma, dove il film rientra tra le venti pellicole in competizione ufficiale.

Dopo essersi fatto conoscere in Svezia come autore di fortunate serie televisive, il regista Mikael Marcimain ha fatto il salto al cinema con un progetto rischioso e controverso, ispirato a uno dei più grandi scandali politici vissuti nel paese scandinavo. La sceneggiatura di Marietta von Hausswolff von Baumgarten si basa su un caso scoppiato negli anni '70, quando diversi ministri, politici e alte cariche del governo di Olof Palme furono segnalati dal giornale Dagens Nyheter come clienti abituali di una rete di prostituzione di lusso che coinvolgeva ragazze minorenni.

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Il film risale al 1976 e tesse una rete di storie parallele che si muove tra diversi strati della società svedese dell'epoca, durante le ultime settimane di una campagna elettorale decisiva. I diversi personaggi e avvenimenti ruotano intorno alla figura di Dagmar Glans, la poderosa “madame” cui dà vita Pernilla August con una vigorosa interpretazione. Questa carismatica e inquietante mezzana intercetta ragazze in difficoltà per il giro di prostituzione che dirige, per poi offrire i loro servizi sessuali a influenti uomini d'affari, celebrità e alti esponenti politici.

In questo modo, la complessa narrazione di Call Girl scorre tra diversi generi cinematografici, andando dall'intrigo politico al thriller poliziesco, passando per il dramma adolescenziale e la denuncia sociale. Lo stesso Marcimain descrive questo ambizioso progetto come un “personale thriller sociale sulla Svezia in un momento di liberazione sessuale e confusione”.

Oltre alla sua trama accattivante, uno dei principali pregi di questo film è la formidabile ricostruzione dell'atmosfera di cambiamento che si respirava a Stoccolma negli anni '70: un'epoca di luci e ombre, di trasformazione sulle questioni delle pari opportunità, ma anche un tempo in cui si cercò di introdurre dubbie modifiche legislative nell'ambito dei reati sessuali. A questa stimabile ricostruzione contribuiscono il minuzioso disegno di produzione di Lina Nordqvist e Michael Higgins, e l'efficace lavoro sulle luci di Hoyte Van Hoytema, già direttore della fotografia in Lasciami entrare [+leggi anche:
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(2008) e La talpa [+leggi anche:
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(2011).

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(Tradotto dallo spagnolo)

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