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PREMI Belgio

A perdre la raison trionfa ai Magritte del cinema belga

di 

- Miglior film, miglior regista, miglior attrice e miglior montaggio: tutti premi meritati per il quinto film di Joachim Lafosse

La terza edizione dei Magritte del cinema belga si è svolta sabato scorso a Bruxelles. Dopo due edizioni che non sono riuscite a mettere d’accordo tutti (sia nella forma che nella sostanza), questa terza edizione, condotta con brio dall’attore Fabrizio Rongione, ha sicuramente conquistato, loro malgrado, molti scettici.

Il palmarès è naturalmente dominato dal quinto film di Joachim Lafosse. Il premio del miglior film è andato così a un'opera aspra e sconvolgente che tratta con giustezza e pudore un atto straordinariamente mostruoso per svelarne il meccanismo quotidiano. Il premio del miglior regista conferma lo statuto di Lafosse, che si iscrive nella lista dei grandi registi belgi, poco dietro i Dardenne, di cui ha rivendicato con forza, in conferenza stampa, il ruolo di referenti. Il premio della miglior attrice non poteva non andare a Emilie Dequenne, già premiata a Cannes (Un certain regard). Il premio del miglior montaggio sottolinea invece la preziosa collaborazione tra Sophie Vercruysse e Lafosse.

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Il premio del miglior attore è andato a Olivier Gourmet per la sua impeccabile prestazione in L’Exercice de l’Etat (vincitore del premio della miglior coproduzione e quello del miglior suono). Altri tre film dominavano le nomination al fianco di A perdre la raisonLucas Belvaux, sorpreso ed emozionato, si è visto assegnare per 38 Témoins il premio della miglior sceneggiatura, una bella ricompensa per il suo adattamento di un romanzo di Didier Decoin. Mobile Home, il primo film di François Pirot, si è aggiudicato il premio della rivelazione femminile e quello della miglior musica. Dead Man Talking di Patrick Ridremont, leader inaspettato della corsa alle nomination, si è dovuto accontentare del premio della miglior scenografia.

Da notare inoltre il premio della miglior attrice non protagonista attribuito a Yolande Moreau, che presiedeva la cerimonia, per Camille redouble, e il premio della miglior promessa maschile attribuito a David Murgia (scoperto in Rundskop [+leggi anche:
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), che buca lo schermo in La Tête la Première [+leggi anche:
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 di Amélie Van Elmbt. Infine, Bouli Lanners, campione dell’edizione precedente (miglior film e miglior regista per Un’estate da giganti [+leggi anche:
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making of
intervista: Bouli Lanners
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), si è visto attribuire il premio del miglior attore non protagonista per Un sapore di ruggine e ossa. Per il secondo anno consecutivo, è quindi la società di Liegi Versus Productions (A perdre la raison) a dominare il palmarès. Le scommesse sono già aperte per l’anno prossimo…

Palmarès

Miglior film: 
A perdre la raison [+leggi anche:
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intervista: Joachim Lafosse
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 di Joachim Lafosse (Versus productions)

Miglior regista: 
Joachim Lafosse per A perdre la raison

Miglior attrice: 
Emilie Dequenne per A perdre la raison

Miglior attore: 
Olivier Gourmet per L’Exercice de l’Etat [+leggi anche:
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Miglior sceneggiatura: 
Lucas Belvaux per 38 Témoins [+leggi anche:
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Miglior film straniero in coproduzione: 
L’Exercice de l’Etat di Pierre Schoeller (Les Films du Fleuve)

Miglior film fiammingo in coproduzione: 
Tot Altijd [+leggi anche:
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 di Nic Balthazar (Entre chien et loup)

Miglior attrice non protagonista: 
Yolande Moreau in Camille redouble [+leggi anche:
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Miglior attore non protagonista: 
Bouli Lanners in Un sapore di ruggine e ossa [+leggi anche:
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intervista: Jacques Audiard
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Miglior promessa femminile: 
Anne-Pascale Clairembourg in Mobile Home [+leggi anche:
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Miglior promessa maschile: 
David Murgia in La Tête la Première

Miglior immagine: 
Hichame Alaouie per L’Hiver Dernier [+leggi anche:
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intervista: John Shank
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Miglior scenografia: 
Alina Santos per Dead Man Talking [+leggi anche:
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Migliori costumi: 
Florence Laforge per Le Grand Soir [+leggi anche:
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Miglior suono: 
Julie Brenta e Olivier Hespel per L’Exercice de l’Etat

Miglior montaggio: 
Sophie Vercruysse per A perdre la raison

Miglior musica originale: 
Coyote, Renaud Mayeur, François Petit e Michaël de Zanet per Mobile Home

Miglior cortometraggio: 
Le Cri du Homard di Nicolas Guiot (prodotto da Ultime Razzia e Hélicotronc)

Miglior documentario: 
Le Thé ou l’Electricité di Jérôme Le Maire (prodotto da Iota Productions)

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(Tradotto dal francese)

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