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CANNES 2013 Quinzaine des Réalisateurs

Jodorowsky’s Dune: Il film mai fatto più influente della storia

di 

- Il documentario di Frank Pavich rivela il processo creativo di adattamento del romanzo di fantascienza Dune del regista cileno Alejandro Jodorowsky

Doppia dose di Alejandro Jodorowsky ieri sulla Croisette. Oltre alla sua autobiografia immaginaria, La danza de la realidad (leggi la news), il pubblico della Quinzaine des Réalisateurs ha potuto scoprire in anteprima mondiale il documentario Jodorowsky’s Dune [+leggi anche:
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scheda film
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dello statunitense Frank Pavich, una coproduzione tra Stati Uniti e Francia in corsa per la Caméra d'or del Festival di Cannes.

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Tutte le opere letterarie sono difficili da adattare, ma alcune lo sono più di altre. Dune, il romanzo di fantascienza di Frank Herbert, rappresentava per Jodorowsky quello che il Don Chisciotte di Cervantes rappresentava per Terry Gilliam: la possibilità di diventare un'opera maestra della settima arte. Entrambe sono abortite: il Chisciotte durante le riprese; Dune nel periodo di preparazione. Questo fertile periodo di preparazione (in cui Jodorowsky “violò, con amore” l'opera di Herbert) viene svelato nel documentario di Pavich, il cui tono è di ironica celebrazione di un'opera influente (nonostante la sua inesistenza) e di un autore che rifiutò di compromettere la sua visione artistica.

Visionario, Jodorowsky voleva fare un film bigger than life, tecnicamente ambizioso, con un cast non meno ambizioso (David Carradine, Mick Jagger, Salvador Dalí, Orson Welles) e di oltre dieci ore di durata. Quando il progetto di Jodorowsky fallì, il produttore italiano Dino De Laurentiis finì per finanziare un'altra versione del romanzo diretta da David Lynch: “Un'opera pessima”, confessa Jodorowsky davanti alla cinepresa di Pavich.

Attraverso interviste con lo stesso Jodorowsky, con il produttore Michel Seydoux, con membri della squadra artistica del Dune mai realizzato, oltre a contributi contemporanei che includono, fra gli altri, il regista danese Nicolas Winding Refn (Only God Forgives), il documentario racconta la genesi di un progetto d'autore la cui influenza sui film di fantascienza della fine degli anni '70 e di tutti gli anni '80 (Star Wars, Blade Runner, Alien, fra gli altri) è oggi riconosciuta da critici e appassionati del genere.

Come è possibile che un film mai girato si sia trasformato in un oggetto di culto? In parte grazie al talento del disegnatore francese Jean “Moebius” Giraud, la cui storyboard di Dune circolò tra le major di Hollywood in cerca di un finanziamento che alla fine non arrivò mai, bloccando così non solo il progetto, ma anche la coppia creativa Jodorowky-Seydoux per 35 anni, fino a che Seydoux non accettò di coprodurre La danza de la realidad e lo stesso documentario Jodorowsky’s Dune.

A Cannes, ieri, le due pellicole hanno riscattato dall'oblio un regista di 84 anni che, nonostante il suo status di autore di culto (o forse proprio per questo), è sconosciuto a gran parte del pubblico, compreso quello più cinefilo. 

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(Tradotto dallo spagnolo)

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