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VENEZIA 2013 Fuori Concorso

Walesa, l'operaio eroe della pace di Wajda

di 

- Il maestro polacco al Lido ha presentato il suo "film più difficile", sulla figura del leader di Solidarnosc

Walesa, l'operaio eroe della pace di Wajda

"Il film piu' difficile che ho fatto", sentenzia il maestro Andrzej Wajda, parlando a Venezia del suo Walesa - Man of Hope [+leggi anche:
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, fuori concorso alla Mostra del cinema, terzo film di una trilogia dopo L'uomo di marmo e L'uomo di ferro che già raccontava del leader di Solidarnosc, Palma d'oro a Cannes e Oscar. 

Il film racconta del Premio Nobel Lech Walesa (l'attore Robert Wieckiewicz con i baffoni) fondatore di Solidarnosc, artefice negli anni Ottanta della cosiddetta Rivoluzione pacifica che portò alla fine del comunismo in Polonia. "E' un eroe del suo tempo - lo definisce Wajda - nessun altro sarebbe riuscito a ottenere quello che ha ottenuto lui, grazie alla forza del negoziato, non del ricatto.  La sua azione ha portato una ventata di libertà che ha fatto crollare anche il muro di Berlino. E' stato un genio politico".

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Walesa - Man of Hope utilizza come spunto narrativo la famosa intervista che Oriana Fallaci fece al leader polacco per il suo libro 'Intervista con il potere'. La giornalista italiana, interpretata da Maria Rosaria Omaggio, considerava Walesa una persona geniale che in tre giorni da semplice operaio era diventato una "prima donna". Tra loro ci fu uno vero scontro, una specie di duello, trascritto nella sceneggiatura di Janusz Glowacki come se fosse un dramma teatrale.

Il film mostra anche l'autorevolezza della moglie Danuta. "È stata una figura fondamentale" spiega Wajda, "come fa vedere l'interpretazione di Agnieszka Grochowska. Era una donna che governava la famiglia sapendo ciò che stava accadendo nel mondo".

Nel film si mostra la tensione altissima creatasi dopo gli scioperi nei cantieri, e un possibile intervento dei sovietici che aleggiava. "Nei primi giorni dello sciopero sono andato al cantiere e ho incontrato Walesa come presidente del cinema polacco. Grazie a questa associazione siamo riusciti ad avere le telecamere. Lui era sicuro che sarebbe andata bene. La genialità di Solidarnosc è stata non riversarsi nelle strade con le armi. La loro arma era la parola. Anch'io partecipavo alle riunioni. Un operaio mi chiese perché non ne facessi un film. E così eccomi qui". 

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