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TORINO 2013 Concorso

La mafia uccide solo d’estate: un Forrest Gump a Palermo

di 

- L'esordio al cinema di Pierfrancesco Diliberto, conosciuto in TV come Pif, coniuga la commedia grottesca con il cinema di impegno civile.

La mafia uccide solo d’estate: un Forrest Gump a Palermo

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, primo italiano in concorso al Festival di Torino è il suggestivo esordio alla regia di Pierfrancesco Diliberto, noto in televisione come Pif. Dieci anni di militanza nelle Iene, lo show di attualità investigativa, e poi i servizi del Testimone su MTV non bastano certamente per fare di Pif un regista cinematografico. Eppure il quarantenne palermitano è riuscito a guadagnarsi il titolo coniugando la commedia grottesca con i ricordi autobiografici e il cinema di impegno civile.

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La mafia uccide solo d’estate si apre a Palermo il 10 dicembre del 1969, nel momento in cui il protagonista Arturo viene concepito e nella stessa strada, viale Lazio, un commando mafioso - tra gli altri ci sono i futuri capi Salvatore Riina e Bernardo Provenzano - compie una delle stragi più sanguinose nella storia di Cosa Nostra. Da quel momento la vita di Arturo (un dolcissimo e determinato Alex Bisconti) incrocerà quelle di mafiosi, poliziotti e giudici antimafia, come una sorta di Forrest Gump siciliano. Tutta la prima parte del film è dunque vista attraverso gli occhi candidi di un bambino, realtà e finzione si confondono. Arturo cresce in una Palermo che nega l'esistenza della mafia e quando qualcuno viene ammazzato tutti lo chiamano delitto d'onore: "quello andava troppo dietro alle gonnelle". Il piccolo Arturo s'innamora della compagna di classe Flora (Ginevra Antona e Cristiana Capotondi) e, suprema ironia degli sceneggiatori Michele Astori, Marco Martani e lo stesso Pif, quando vede in tv il premier Giulio Andreotti che parla della sua dichiarazione d'amore (in un cimitero!) alla futura moglie, Arturo si convince che il politico più chiacchierato d'Italia sia un mito. Colleziona foto e articoli e a Carnevale si traveste da Andreotti, con tanto di gobba e orecchie a punta (bel riferimento a Il divo [+leggi anche:
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di Paolo Sorrentino).

Il capo della squadra mobile Boris Giuliano, il giudice Rocco Chinnici, il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il parlamentare comunista Pio La Torre: quanti omicidi sono necessari prima che l'ormai ventenne Arturo, interpretato dallo stesso Pif, prenda coscienza del fatto che la mafia uccide, e non solo d'estate. Quando negli anni 90 si aprirà la terribile stagione delle stragi, che culminerà con la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino con gli uomini delle scorte, l'impatto emotivo del film salirà verticalmente. Sempre senza abbandonare il registro della satira, fatto di situazioni irresistibili e gag che ridicolizzano i mafiosi ma rispettano la gravità dei fatti storici, riuscendo a divertire e commuovere allo stesso tempo.

Sorprende anche la regia abilissima, il montaggio serrato di Cristiano Travaglioli, la fotografia di Roberto Forza che utilizza luci eterogenee per ricreare i ricordi dell'autore in una città complessa come Palermo. Roberto Forza ha collaborato con il regista Marco Tullio Giordana per numerosi film, tra cui La meglio gioventù [+leggi anche:
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e I cento passi. Lo stesso Pif è stato assistente alla regia di Giordana per I cento passi e a quel film così importante per il cinema italiano deve moltissimo: non solo per la visione della vita da bambino di Peppino Impastato, ma perché nessuno è riuscito a ridicolizzare Cosa Nostra come fece il giornalista e attivista siciliano attraverso la radio.

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