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CINÉMAMED 2013

Acqua fuori dal ring: incontri e scontri di esistenze in bilico

di 

- Joel Stangle, con il suo secondo lungometraggio, mette in mostra una Catania plumbea, in cui le battaglie quotidiane di siciliani e immigrati si intrecciano

Acqua fuori dal ring: incontri e scontri di esistenze in bilico

Al Festival del Cinema Mediterraneo di Bruxelles è stato proiettato, fuori concorso, Acqua fuori dal ring [+leggi anche:
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scheda film
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, secondo lungometraggio ambientato in Sicilia (a 3 anni di distanza da Profumo di Lumia) del giovane regista Joel Stangle, statunitense di genitori tedeschi. La storia cerca di riproporre in chiave contemporanea un testo di Polibio, storico antico che, parlando di Cartagine e Roma ai tempi della prima guerra punica del 264 aC, descrive le due città come due pugili che si fronteggiano sul ring.

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Nel quartiere di Librino, uno dei più pericolosi e desolanti di Catania, si incrociano le esistenze di Toscano, pugile costretto da un incidente d’auto a sospendere la sua carriera, e Barca, immigrato tunisino arrivato in Sicilia per guadagnarsi il pane. Entrambi hanno un sogno, farsi una famiglia con la ragazza che amano, e per ottenerlo si ritrovano a partecipare ad incontri clandestini di pugilato, metafora della lotta per l’emancipazione sociale. In una Catania piovosa, invernale, plumbea, i due personaggi devono confrontarsi nella quotidianità l’uno con criminalità organizzata, l’altro con i problemi derivanti dal suo status di immigrato irregolare.

Disoccupazione, precariato, integrazione, riscatto sociale, sono solo alcuni dei temi trattati da quest’opera curiosa, schietta, orgogliosamente indipendente, a cavallo tra documentario e fiction. Uno degli aspetti più caratterizzanti del film è l’impiego di attori non professionisti, cifra stilistica che predilige il vissuto reale alla professionalità. “Il ragazzo tunisino che interpreta il venditore di scarpe, nella vita reale è evaso da un CIE” ci spiega l’autore, presente alla proiezione. E non solo: “l’attore che interpreta Barca è realmente un pescatore, ed è proprio grazie alla sua dimestichezza con i motori che è riuscito, nel suo viaggio disumano, a salvare la barca dalla tempesta e a condurla verso le coste italiane”.

I temi dell’immigrazione clandestina, pur entrando nella narrazione in modo talvolta un po’ pretestuoso, sono l’impedimento scatenante del melodramma vissuto da Barca e dalla sua compagna, una spinta separatrice a cui l’autore contrappone la “spartenza”, musica siciliana dalle forti influenze arabe. “In questo film la musica unisce, è la politca che divide”.

Malgrado la noncuranza dell’aspetto recitativo comprometta, talvolta pesantemente, l’effetto di realtà che il regista intende suscitare, e al di là di qualche metafora un po’ forzata, il film stupisce per forza delle sue immagini, una forza che risiede nei dettagli, nei particolari, nei primi piani: “penso che la mia posizione di osservatore esterno mi abbia aiutato, oltre che ad ottenere la fiducia dei miei attori, a sviluppare una visione oggettiva, distaccata, che parta dai frammenti per cercare di ricostruire il quadro di insieme, le vicende umane. È in questo modo che ho pensato il film, anche nei suoi aspetti formali, e il mio invito allo spettatore è quello di replicare lo stesso processo di ricomposizione.”

Prodotto dalla Scillichenti Films, il film è stato presentato al Festival del cinema di Roma a novembre 2012, dove ha avuto una nomination per il Premio Prospettive, ed è stato in seguito proiettato al Taormina Film Fest a giugno 2013 e al  Denver Film Festival a novembre 2013. 

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