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BERLINALE 2014 Concorso

Berlinale: Blind Massage, il nuovo significato della cecità

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- La co-produzione sino-francese in concorso suggerisce che la disabilità è una questione di scelta

Berlinale: Blind Massage, il nuovo significato della cecità

Tra i film più commoventi del concorso di quest’anno, Blind Massage [+leggi anche:
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è ambientato in un centro massaggi di una città cinese. Tutti i massaggiatori sono non vedenti, e il regista Lou Ye introduce il pubblico nel loro mondo con l’aiuto della esitante macchina da presa del direttore della fotografia Zeng Jian — il modo migliore per entrare nelle vite lente, ma estremamente toccanti, dei protagonisti.

Blind Massage non chiede compassione al pubblico — anzi il contrario. Man mano che si conoscono i personaggi, interpretati da un impressionante gruppo di attori (un mix di professionisti e non professionisti non vedenti), si capisce che se si rammaricano di non vedere non smettono per questo di vivere le loro vite con la gioia di chiunque altro. Il film non parla di una disabilità schiacciante, ma di amore e lussuria, avidità e sacrificio, ribellione e ambizione, bellezza e rifiuto, senza sottolineare quello che rende chi vede e chi no diverso, ma anzi ciò che li rende simili.

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“Nessuna donna è cieca al vero amore”, dice Du Hong (Mei Ting), una delle massaggiatrici, lodata dai clienti vedenti per la sua straordinaria bellezza. Nel mondo di chi non vede, la bellezza non è la dote di perfezione estetica, ma una voce profonda e carezzevole, una pelle di velluto e un buon senso dell’umorismo. La legge dell’attrazione è diversa, e a volte il rifiuto nasce per ragioni sorprendenti, ma morale della favola è che se nel film di Lou Ye c’è qualcosa di cieco, è l’amore.

Se le reazioni dei personaggi sono talora poco plausibili, Blind Massage è comunque una interessante ode all’amore e al futuro. Con l’aiuto di una musica ispirata, effetti sonori e movimenti di macchina, il regista riesce a costruire un coinvolgente ponte tra il mondo dei vedenti — che, secondo la sceneggiatura, “si nascondono nel buio” — e il mondo dei non vedenti.   

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(Tradotto dall'inglese)

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