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CANNES 2014 Semaine de la Critique

When Animals Dream: il lupo e l'agnello

di 

- CANNES 2014: Un racconto iniziatico e fantastico presentato alla Settimana della Critica. L'unico film su un lupo mannaro presente a Cannes quest'anno

When Animals Dream: il lupo e l'agnello

Il cinema di genere non manca di esempi quando si tratta di rispecchiare fenomeni umani profondi attraverso la metafora fantastica. E' decisamente la strada intrapresa dal danese Jonas Alexander Arnby in When Animals Dream [+leggi anche:
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intervista: Jonas Alexander Arnby
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, racconto iniziatico sulla trasformazione di una ragazza normale che scopre la sua licantropia nel passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Questo film presentato alla Settimana della Critica del 67° Festival di Cannes ha tutto ciò che serve per partecipare alla nouvelle vague dell'horror sociale che sta percorrendo il cinema d'autore dal Nord (Lasciami entrare [+leggi anche:
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) al Sud (We Are What We Are), un genere che riconcilia cinema dell'orrore e cinema d'autore.

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Marie (Sonja Suhl, fragile e potente allo stesso tempo) vive in un piccolo villaggio di pescatori sulla costa danese. Suo padre (Lars Mikkelsen) si occupa della moglie invalida, afflitta da un male misterioso che l'ha lasciata in uno stato vegetativo. Quando Marie comincia a lavorare in fabbrica, si confronta con un gruppo di operai che la fa soffrire a forza di scherzi degradanti e umiliazioni sessuali. Il corpo di Marie sta cambiando e la sua rabbia scatena i primi sintomi del suo male. I suoi colleghi scopriranno presto a proprie spese di aver scelto il lupo mannaro sbagliato per i loro divertimenti… 

Arnby apre il suo film con un'atmosfera generale degna dell'introduzione di una serie come The Walking Dead e situa subito il suo racconto in un altrove al contempo geografico (un posto davvero sperduto!) e transgenere, prendendo in prestito elementi dal cinema horror per minare una rappresentazione per il resto abbastanza conforme alla pratica del cinema sociale scandinavo. Si prende del tempo per studiare il suo personaggio e fa emergere alcune sfumature che serviranno nell'ultimo atto di vendetta. Come Carrie, Marie non è la classica ingenua che si trasforma in mostro. La sua condizione soprannaturale è già presente del suo DNA di giovane donna e l'ultima parte del film, che si svolge dopo la sua trasformazione, non è altro che una messa in pratica di ciò che lo spettatore ha potuto osservare in embrione nei primi due atti.  

When Animals Dream è cupo e violento, in alcuni momenti anche gore, ma non troppo. Il suo lato minimalista accentuato dalla sceneggiatura di Rasmus Birch che va all'essenziale, così come la freddezza del luogo contribuiscono a un'impressione generale di purezza. E' per questo che lo spettatore è turbato ogni volta che un personaggio spregevole macchia questa tela (come le gocce di sangue che sporcano la neve in Lasciami entrare) e rimanda Marie alla sua anormalità portando squilibrio nell'ecosistema e nel film. Questa tensione è sollevata solo dal momento in cui lei accetta la sua condizione, il suo corpo, la sua bestialità e i suoi veri nemici, cui non resterà che prendersela con se stessi per aver voluto scavare per primi nella tomba di ciò che rimaneva di tenero in questo mondo brutale.

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(Tradotto dal francese)

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