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VENEZIA 2014 Giornate degli Autori

Patria: 30 anni di storia italiana da 60 metri d’altezza

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- VENEZIA 2014: Nel nuovo film di Felice Farina, tre lavoratori salgono sulla torre di una fabbrica per protestare contro i licenziamenti e rievocano trent’anni di storia nazionale

Patria: 30 anni di storia italiana da 60 metri d’altezza

Dopo Ritorno a l’Avana [+leggi anche:
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, dove da una terrazza che sovrasta la città si rievocano episodi della storia cubana recente, un altro film della selezione delle Giornate degli Autori di quest’anno guarda al passato dall’alto. Patria [+leggi anche:
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di Felice Farina sale sulla torre di una fabbrica del torinese insieme a tre lavoratori minacciati di licenziamento, e a 60 metri d’altezza ripercorre gli ultimi trent’anni di storia italiana, senza preconcetti e ideologie ma cercando di rispondere a una semplice domanda: come siamo arrivati a tutto questo?

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Salvo (Francesco Pannofino), operaio siciliano trapiantato al Nord, quando viene a sapere che la fabbrica dove lavora chiuderà non ci vede più dalla rabbia. D’impeto arraffa qualche tramezzino e due bevande dal distributore automatico e si arrampica sulla torre dello stabilimento, minacciando di buttarsi giù. Giorgio (Roberto Citran), rappresentante sindacale dell’azienda, lo raggiunge in cima alla torre per tentare di dissuaderlo, ma poi aderisce alla protesta anche lui. Ai due, opposti per carattere e fede politica – Salvo si diletta a fare il saluto romano, Giorgio è un vecchio comunista – si unirà Luca (Carlo Giuseppe Gabardini), custode della fabbrica, ipovedente, detto anche “assunzione obbligatoria” (assunto cioè nell’ambito della legge sul diritto al lavoro dei disabili).

La protesta sulla torre, in attesa che arrivi la televisione (“se arriva il Gabibbo, qualcosa succede”, è convinto Salvo), diventa per i tre un’occasione per riflettere e confrontarsi sull’Italia degli ultimi decenni: le fabbriche chiuse, le stragi di mafia, le battaglie civili, le trame politiche, che il regista sceglie di rievocare, più che con le parole, con i filmati e le registrazioni originali dell’epoca. Il film è ispirato al libro del giornalista Enrico Deaglio Patria 1978-2010: “Mi sono imbarcato in questa impresa disperata di ricavare 90 minuti di film da 900 pagine di libro”, racconta Farina, “l’unico modo per riuscirci era filtrare le parole e lasciare spazio alle sensazioni, ai suoni e alle immagini che abbiamo tutti nella nostra memoria”.

Il montaggio affidato alla brava Esmeralda Calabria (montatrice, tra i tanti altri, di Romanzo criminale [+leggi anche:
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, con cui ha vinto un David di Donatello, e regista di Biùtiful cauntri) sincronizza così i frammenti di repertorio con l’azione scenica in cima alla torre, dove i tre protagonisti, abbandonati da tutti, passeranno l’intera notte. E’ come se sentissimo parlare i personaggi e subito dopo entrassimo nella loro testa per visualizzare le loro memorie, che sono anche memorie collettive. Un bell’esperimento, prezioso per chi c’era e già sa, ma soprattutto per chi – più giovane – ha curiosità e voglia di sapere da dove veniamo.

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