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VENEZIA 2015 Orizzonti

Italian Gangsters: un inno al caos e all'anarchia

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- VENEZIA 2015: Il film di Renato De Maria esplora la vita e le gesta di sei gangster nell'Italia del dopoguerra

Italian Gangsters: un inno al caos e all'anarchia

Dopo la proiezione de La vita oscena nella competizione Orizzonti allo scorso Festival di Venezia, il regista italiano Renato De Maria torna nella stessa sezione con Italian Gangsters, un docudrama intrigante e avvincente su sei rapinatori senza scrupoli nonché menti criminali che controllavano Milano e Bologna dopo la Seconda Guerra Mondiale. Il film è inoltre disponibile nella piattaforma di proiezione on-line del festival, Sala Web

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De Maria unisce filmati di repertorio, frammenti di gangster movie e lunghi, appassionati e divertenti monologhi interpretati da attori, ma basati su interviste o autobiografie dei cosiddetti "sei infami": Ezio Barbieri (Francesco Sferrazza Papa), Paolo Casaroli (Sergio Romano), Luciano Lutring (Luca Micheletti), Luciano De Maria (Paolo Mazzarelli), Horst Fantazzini (Andrea Di Casa) e Petro Cavallero (Aldo Ottobrino). Guardando direttamente il pubblico, descrivono le loro vite selvagge che includono rapine e criminalità, commentando due decenni che cambiarono completamente l'Italia.

Il fatto che gli attori siano praticamente sconosciuti al pubblico internazionale rafforza i convincenti monologhi scritti dagli sceneggiatori Valentina Strada, Federico Gnesini e De Maria. Costringe lo spettatore a prestare attenzione alle confessioni dei gangster: il fascino dell'adrenalina e dell'anarchia è solo un aspetto della vita secondo questi scapestrati. La povertà, l’impotenza e la fame delle città italiane del dopoguerra li ha fatti diventare "banditi", fuorilegge pronti a rapinare banche per una vita migliore.

"Il mio dito sul grilletto era più veloce dei miei piedi sul campo da calcio", dice Barbieri, spiegando perché è diventato un gangster. È il selvaggio dei sei, con un’impressionante "carriera" e un’efferatezza che lo ha portato a diventare il mafioso più potente di Milano. Lutring ricorda i partigiani e i combattenti della resistenza che si riunivano al bar dei suoi genitori, vantandosi delle loro gesta avventurose. Fantazzini parla di condizioni di lavoro precarie ed umilianti, mentre Cavallero menziona gli stabilimenti Fiat, in cui i lavoratori non avevano quasi alcun diritto ed erano dei meri schiavi che costruivano le auto più popolari d'Italia. 

Esplorando la loro mentalità anarchica, Italian Gangsters tocca le corde giuste affinché il pubblico si rifiuti di formulare un giudizio definitivo su quanto buoni o cattivi Barbieri e gli altri siano. De Maria li colloca in una zona grigia, l'area di coloro che rapinavano banche perché pensavano di dovere, o semplicemente perché potevano. Uno dei momenti più divertenti del film è quando uno dei gangster dice: “Brecht ha detto che costruire una banca è peggio che rapinare una banca" (la citazione corretta è in realtà: “Cos'è la rapina di una banca rispetto alla fondazione di una banca?"). Non i soliti gangster, insomma.

I monologhi diventano più divertenti man mano che i gangster parlano delle loro prime incursioni (alcune stupidamente riuscite, altre stupidamente fallite), i loro soprannomi, le loro risse con la polizia, le loro donne, mogli, storie d'amore e così via. Il tono è più meditativo quando descrivono i loro lunghi anni di carcere, ma soprattutto il loro ritorno in un mondo completamente cambiato - una Milano ricostruita e moderna, dove il loro coraggio, incoscienza e dipendenza da adrenalina sono obsoleti. 

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(Tradotto dall'inglese)

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