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FILM Spagna

El apóstata: la difficoltà di cambiare

di 

- Il terzo film di Federico Veiroj è una coproduzione tra Spagna, Uruguay e Francia che si è aggiudicata al Festival di San Sebastian una menzione speciale della giuria e il premio Fipresci

El apóstata: la difficoltà di cambiare
Álvaro Ogalla e Juan Calot in El apóstata

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sta dietro al montaggio e alla produzione, ma anche vecchi nomi del cinema spagnolo come Jaime Chávarri (in un divertente ruolo di sacerdote custode dei libri sacri del battesimo) e Manuel Pérez Estremera appaiono brevemente tra i suoi fotogrammi per la gioia del pubblico, che non mancherà di trovarvi anche qualche ammicamento a Luis Buñuel e Carlos Saura tra i percorsi tematici di questa favola tragicomica ed esistenziale.

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Federico Veiroj, suo regista e co-sceneggiatore (insieme a Gonzalo Delgado, Nicolás Saad e Álvaro Ogalla, che incarna il personaggio principale e ha vissuto sulla propria pelle parte di ciò che il film racconta), porta il suo protagonista a interrogare e a interrogarsi su tutto, come un giovane Woody Allen nel tradizionale quartiere di La Latina, nelle cui strade e chiese è stato girato gran parte del film. Il suo antieroe, Gonzalo, intende, come suggerisce il titolo, lasciare la Chiesa cattolica: non vuole rimanere a far parte, anche se solo come un numero, di un’istituzione in cui non si sente a suo agio, perché vi ci è stato messo senza il suo consenso quando era bambino. In questo processo kafkiano, tutta la sua vita e la sua eredità familiare verranno fuori, rimuovendo aspetti del suo passato che credeva sopiti: così, certi incubi cominciano a invadere la sua realtà con sorprendente chiarezza… Perché uscire da alcune istituzioni è più complicato di quanto sembri in un primo momento e, anche se non vogliamo, Dio è ovunque: persino nei testi delle canzoni e nei modi di dire.

Certo, il personaggio centrale di questo film viola i comandamenti della legge di Dio, ma El apóstata non è un film anticlericale o contro il cristianesimo, bensì il ritratto ben musicato (nella sua eclettica colonna sonora ascoltiamo Enrique Morente, Prokofiev e Lorca, fra gli altri) di un uomo confuso, anticonformista, immaturo e timoroso che si autodefinisce "geloso della sua coerenza". In questa missione per rimanere fedele a se stesso, si scontrerà con una madre (la grande Vicky Peña) che "fa il diavolo a quattro" quando viene a sapere del suo proposito di abbandonare il "club cattolico", facendo appello alla sacrosanta istituzione familiare e dando a Gonzalo dell’egoista perché non considera come la sua decisione si ripercuoterà sugli altri: qui Veiroj introduce l'elemento più folcloristico di questo film che passa da uno stile all'altro in una successione rischiosa, forse perché non considera l’impatto che questa decisione potrà avere sullo spettatore, come potrebbe rimproverare al regista un’ipotetica madre gelosa dell'ortodossia narrativa cinematografica. Alla fine, il film giunge alla conclusione che dinanzi a situazioni estremamente kafkiane come quella che racconta, non resta che ribellarsi: rompere le regole e i pesanti – interminabili – protocolli. 

El apóstata – che ha concorso nella Sezione Ufficiale del recente festival di San Sebastian dopo essere passato per Toronto – è una coproduzione tra Spagna, Francia e Uruguay, le cui vendite internazionali sono affidate a FiGa Films.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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