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SIVIGLIA 2015

Pozoamargo: il peso della colpa

di 

- Il nuovo film di Enrique Rivero è una discesa agli inferí di un uomo che porta il fardello del senso di colpa

Pozoamargo: il peso della colpa
Jesús Gallego in Pozoamargo

Una città dai toni metallici e crepuscolari. Jesús (l’esordiente Jesús Gallego) fa sesso  con dolore. La sua partner è incinta, e quando lui entra in bagno, scopriamo che soffre di una malattia venerea… ma non lo dice a nessuno: neanche a lei. Posseduto da un tremendo senso di colpa, scappa lontano: in campagna. Lì, mentre lavora alla vendemmia, entra in contatto con la proprietaria di un bar, con i lavoratori a giornata e con Gloria, una ragazza molto allegra sessualmente (incarnata da Natalia de Molina, Goya rivelazione nel 2014 per Vivir es fácil con los ojos cerrados [+leggi anche:
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). Quando ricade nel peccato, Jesús prenderà una decisione drastica.

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Enrique Rivero ha presentato il suo terzo film, Pozoamargo [+leggi anche:
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intervista: Enrique Rivero
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, una coproduzione tra Messico e Spagna, al XII Festival del Cinema Europeo di Siviglia preceduto dall’ottima accoglienza avuta nei festival da Parque vía e Mai morire, entrambi girati in Messico, dove il regista è cresciuto dopo essere nato a Madrid e aver trascorso i primi dieci anni della sua vita nella capitale spagnola. Come nei suoi film precedenti, si è avvalso della collaborazione di attori non professionisti per i personaggi secondari che, con i loro volti espressivi, popolano la piccola località manchega che dà il titolo al film e che il cineasta, con la complicità di Gris Jordana alla direzione della fotografia, ha convertito in un purgatorio inospitale.

Il protagonista Jesús è un uomo che si trascina un senso di colpa lacerante legato alla sua sessualità, una cosa che lo torturerà fino a estremi insopportabili e che questo paesaggio aspro non farà che amplificare. Il suo tormento è destinato a peggiorare giacché le tentazioni non solo sono sempre in agguato, ma lo fanno anche soccombere di nuovo a ciò che ritiene dannoso: il suo desiderio sessuale. Questo vuole mostrare Rivero: come il personaggio centrale debba affrontare le sue ombre e infine accettarle come parte della sua natura.

Per far ciò il cineasta, che ha parlato di immortalità nel suo film precedente, confida  nei tratti di Gallego, tanto polverosi e privi di emozioni da ricordare in alcuni momenti quei Cristi sofferenti che popolano gli altari cristiani e sfilano nella Settimana Santa. Ma Rivero non attacca alcuna religione, bensì centra il suo racconto su questo dolore che il suo personaggio principale soffre: un uomo tranquillo e taciturno che va degradandosi senza una vera ragione, perché questa colpa è del tutto inutile, legata a una maleducazione sessuale.

Nella sua opera, il regista di Pozoamargo non risparmia primi piani di organi genitali né il momento dell’attacco di un maiale che divora un volto umano per farci sentire, attraverso sensazioni forti, qualcosa di simile all’inferno che tormenta Jesús, un uomo che va allontanandosi dal mondo reale, comunica sempre meno e fugge verso il nulla. Il paesaggio manchego, con la sua conformazione dura e una fotografia che passa dal colore a un bianco e nero contrastato, completa un quadro inquietante in grado di provocare tanta angoscia quanto disagio.  

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(Tradotto dallo spagnolo)

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