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BIF&ST 2016

Laura Morante pasionaria del cinema in L’età d’oro

di 

- Presentato in anteprima al Bif&st, il film di Emanuela Piovano, coprodotto con la Francia e ispirato alla figura della regista indipendente Annabella Miscuglio, è in sala con Bolero Film

Laura Morante pasionaria del cinema in L’età d’oro
Laura Morante in L’età d’oro

Documentarista indipendente e sperimentale, femminista militante, autrice di film di denuncia (di cui uno sulla prostituzione, A.A.A. Offresi, tutt’ora sotto sequestro), scrittrice e fondatrice di Filmstudio, lo storico cinema d’essai nel cuore di Roma. Tutto questo era Annabella Miscuglio. Ma la cineasta, scomparsa nel 2003, era anche una madre, ed è questo aspetto che mette in luce il nuovo film di Emanuela Piovano, L’età d’oro [+leggi anche:
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, ispirato alla figura di questa pasionaria del cinema, attiva tra gli anni ‘60 e ‘80, e forse un po’ dimenticata. 

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Nel film, presentato in concorso al Bif&st di Bari nella sezione ItaliaFilmFest/Nuove proposte, la Piovano trasfigura Annabella nel personaggio di Arabella e le dà il volto di Laura Morante. Ma quella che vediamo sullo schermo in verità è un’assenza, un ricordo, una proiezione mentale. Arabella non c’è più, e suo figlio Sid (Dil Gabriele dell’Aiera) deve fare i conti col proprio passato e un’infanzia non proprio felice. Per sbrigare le pratiche dell’eredità, è costretto a tornare nella cittadina pugliese dove sua madre animava da vent’anni un cineclub all’aperto, circondata da una corte di affezionati amici e collaboratori. Quello stesso clan onnipresente che da bambino gli impediva di avere per sé tutte le attenzioni della mamma.   

Sid, pieno di rancore, sbarca come un alieno in mezzo a questa comunità di persone unite dall’amore per Arabella e da una passione totalizzante per il cinema (nel cast, Gigio Alberti, Gisella Volodi, Stefano Fresi, Pietro De Silva, Giulio Scarpati, Eugenia Costantini). Tra dialoghi immaginari con la madre, proiezioni di vecchi filmini in super 8 e interviste riprese col telefonino, il film ricostruisce per frammenti la figura carismatica di questa donna libera, trasgressiva, che forse non sarà stata una madre ideale, ma che ha saputo affrontare la censura, l’ostracismo, l’abbandono da combattente, portando avanti con tenacia la missione del suo cineclub. 

“Con questo film ho voluto rappresentare, attraverso gli occhi del figlio, un disagio ma anche un grande affetto per una persona che ha cercato fino all’ultimo di vivere cercando un senso e ricominciando ogni volta da capo”, spiega Emanuela Piovano, che conosceva Annabella Miscuglio personalmente. Un omaggio al cinema, anche, che forse indugia troppo nella nostalgia, ma che alla fine arriva al cuore perché ognuno, in fondo, ha la sua “età d’oro” da rimpiangere. 

Prodotto da Kitchen Film in collaborazione con Rai Cinema, in coproduzione con la francese Testukine, L’età d’oro è in sala da ieri, 7 aprile, distribuito da Bolero Film.

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