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VISIONS DU RÉEL 2016

Ama-San, un tuffo negli abissi della femminilità

di 

- Il film della regista portoghese Cláudia Varejão, presentato in prima mondiale a Visions du Réel nella competizione internazionale lungometraggi

Ama-San, un tuffo negli abissi della femminilità

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, l’ultimo film della giovane regista portoghese Cláudia Varejão, in competizione a Visions du réel, ci fa scoprire un universo, quello delle misteriose “ama” giapponesi, che sembra sospeso fra sogno e realtà, passato e futuro. Un film che cristallizza una tradizione ancestrale che rischia di estinguersi diluendosi nel flusso di una modernizzazione invadente e pericolosamente seducente.

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Le “ama” (letteralmente “donne del mare”), come sono comunemente conosciute in Giappone, sono delle pescatrici subacquee che si immergono in apnea secondo una tradizione millenaria fatta di riti misteriosi. Note come cercatrici di perle, le ama si tuffano però principalmente negli abissi marini alla ricerca di frutti di mare (in particolare i tanto agognati abaloni). Ciò che rende quest’antica pratica ancora più affascinate e misteriosa è l’età media delle pescatrici: 67 anni. La magia dell’incontro fra corpi ancora giovani ed altri appesantiti dall’età che una volta immersi nelle fredde acque del mare si muovono all’unisono come se ballassero, trasforma il loro lavoro in pura poesia, una litania lontana dagli accenti incantatori. Purtroppo come molte tradizioni anche quella della ama giapponesi rischia di farsi schiacciare da una logica mercantile che vorrebbe sfruttarne l’essenza voluttuosa (tradizionalmente le ama si immergevano vestite solo di una leggera tuta di lino chiaro) ed allo stesso tempo aumentarne il rendimento attraverso l’ausilio di moderne mute subacquee e bombole d’ossigeno.

Attraverso il suo film, che segue tre generazioni di pescatrici, Cláudia Varejão cristallizza un momento che vibra di fragilità, disperatamente legato a un passato che l’ha visto nascere e un futuro incerto al quale però riesce a guardare con una sorprendente fragilità. Le sequenze durante le quali la regista filma il rituale d’immersione delle ama fatto di minuziosi rituali ed oggetti misteriosi (il lino bianco che ricopre il loro capo e che vibra al vento lasciandoci intravvedere dei misteriosi simboli ricamati profuma letteralmente di mare) sembrano provenire da un passato lontano ed onirico. Allo stesso tempo la vita sulla terra ferma si colora di moderna quotidianità. Ciò nonostante un fil rouge sembra legare magicamente questi due spazio-tempo: una certa idea della felicità nella quale il presente si nutre del passato senza rinnegarlo, con straordinaria e rigenerante fiducia. 

Ama-San ci regala una sorta di trattato sulla natura profonda della “femminilità”. Le Ama, donne coraggiose e straordinariamente forti condensano un universo spesso associato al mondo maschile stravolgendo un immaginario legato non solo all’oriente ma anche all’occidente. Negli abissi del mare queste misteriose creature smettono di essere donne per essere semplicemente se stesse. La telecamera di Cláudia Varejão riesce in questo senso ad essere un ponte non solo fra tradizione e modernità ma anche fra maschile e femminile, yin e yang, profondità e superfice, alla ricerca di un equilibrio necessario e liberatorio.

Un film enigmatico e allo stesso tempo straordinariamente sereno che custodisce molte verità. 

Ama-San è una coproduzione fra Portogallo (Terratreme, che si occupa anche delle vendite internazionali) e Svizzera (Mira Film).

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