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LOCARNO 2016 Cineasti del presente

Pescatori di corpi, un crudele fermoimmagine su una realtà dimenticata

di 

- LOCARNO 2016: Per il suo primo lungometraggio, Michele Pennetta ha deciso di trattare un tema difficile, quello dell'immigrazione clandestina, di cui si parla tanto e troppo spesso a sproposito

Pescatori di corpi, un crudele fermoimmagine su una realtà dimenticata

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, diretto da Michele Pennetta e presentato nella sezione Cineasti del presente del Festival del Film Locarno, ci regala il ritratto sincero di una Sicilia abbandonata a se stessa, una terra di transito tanto amata quanto odiata. Invece di proporre un'analisi inevitabilmente parziale della situazione sull'isola, il regista italiano ha deciso di sollevare un aspetto ancora poco trattato mettendo in parallelo due situazioni le cui similitudini ci fanno inevitabilmente riflettere.

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Da un lato Pescatori di corpi segue il quotidiano dell'Alba Angela, peschereccio che gioca con l'illegalità (spesso naviga fuori dalla zona di pesca) e che deve costantemente confrontarsi con l'aumento della polizia dovuto all'afflusso sempre maggiore di migranti, e dall'altro ci fa entrare nell'intimità di Ahmed, immigrato clandestino che sogna di scappare dopo cinque anni passati sulla sua casa galleggiante, una barca abbandonata nel porto di Catania. Senza mai incontrarsi, Ahmed e l'equipaggio dell'Alba Angela condividono un quotidiano fatto di precarietà, un mondo in cui i poveri lottano fra di loro per sopravvivere, fra rimorsi e istinto di sopravvivenza. Ciò che rende Pescatori di corpi grandioso nella sua semplicità sono i piccoli ed apparenti dettagli che ritmano la vita quotidiana degli uni e degli altri. I pesci che boccheggiano sulla nave di contrabbando ci ricordano i corpi agognanti di troppi esseri umani buttati in mare con imbarcazioni di fortuna. Allo stesso modo le immagini dei gabbiani che popolano il cielo ci permettono di respirare di nuovo rendendo il contrasto ancora più evidente. La realtà della Sicilia, l'atrocità dei corpi senza vita che si perdono in mare, non è mai esplicitamente mostrata, al contrario è attraverso la ricostruzione di una quotidianità di fortuna (quella di Ahmel) che arriva l'accusa. Ahmel, e moltissimi come lui, si trasforma in ombra, un'ombra che cerca di mantenere il poco di umanità che gli resta: costruisce una doccia d'emergenza, cerca di prendersi cura di se, di coltivare quei piccoli gesti (lavarsi i denti, rasarsi la testa, tirare una tenda lacera che funge da porta) che gli permettono ci ricordarsi chi era, una persona come tutti noi. Pescatori di corpi, quasi interamente girato di notte, nella penombra, ricorda a tratti la tragicità di un Caravaggio, dà ai corpi una nuova ed inaspettata consistenza. Il giorno si leverà mai su questa terra abbandonata a se stessa? Che futuro ci si può aspettare in una terra che non ha più niente da offrire tanto a chi ci è nato che a chi ci è approdato (malgrado lui)? Il mondo con le sue piccole, riconfortanti banalità, fa a tratti capolino in modo quasi irreale: attraverso una T-shirt dei Rolling Stones indossata da un compagno di sfortuna di Ahmed o dagli altoparlanti del suo smartphone con cui ascolta delle canzoni famigliari. Niente sembra davvero reale eppure tutto lo è, tragicamente.

Di sicuro il tema trattato da Pescatori di corpi non è nuovo, ma necessario, ed il suo modo di osservare la realtà senza enfatizzarla, senza spettacolarizzare la miseria, lo rende particolarmente interessante. La dignità, quella poca che resta, diventa in un certo senso il tema stesso del film.

Close Up Films ha coprodotto il film insieme alla RSI e SRG SSR.

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