email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

IFFR 2017

La guerra dei cafoni: una sgangherata lotta di classe in Puglia

di 

- Lorenzo Conte e Davide Barletti presentano il loro nuovo film: bande di adolescenti in guerra nella Puglia degli anni '70, un allegorico racconto sulla lotta tra bene e male

La guerra dei cafoni: una sgangherata lotta di classe in Puglia

Partecipa alla sezione Bright Future dell'International Film Festival di Rotterdam il nuovo film di Lorenzo Conte e Davide Barletti, La guerra dei cafoni [+leggi anche:
trailer
intervista: Davide Barletti, Lorenzo C…
scheda film
]
, storia di due bande di adolescenti, i Signori e i Cafoni, da sempre in lotta per la conquista del territorio.

Tratto dall'omonimo libro scritto da Carlo D'Amicis, il film vuole raccontare allegoricamente la lotta di classe tra alta borghesia e proletariato nell'ipotetica isola di Torrematta, la Puglia rurale degli anni '70.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

I protagonisti di questa lotta sono i capi: Francisco Marinho per i signori – ribattezzato prontamente Maligno – e il cafone Scaleno; questi ultimi si combattono dalla nascita, secondo gli autori del film senza apparente motivo, ma sappiamo che il motivo è ben chiaro, i signori vogliono rimaner signori, i cafoni vogliono diventar signori. L'outsider, che rappresenterebbe la piccola borghesia, è Cugginu, uno spregiudicato ragazzo che viene dalla città, rozzo e arrogante pronto ad arraffare bottino e titoli.

Sarà quest'ultimo a trionfare sconfiggendo il Maligno, che nel frattempo si era innamorato della bella popolana Mela, rubandogli terre e simboli del potere (il flipper, la moto, il castello); questo è l'epilogo maldestro che vanifica gli sforzi del film di rappresentare allegoricamente una realtà politica che ancora perdura: l'alta borghesia non è mai stata sconfitta (almeno non in Italia) e piuttosto che combattere con la piccola borghesia, vi si è alleata ai danni dei cafoni, ovvio. Si apprezza invece l'uso del dialetto da parte dei protagonisti e la scelta di rappresentare tutte le varietà delle lingue presenti in Puglia, dal salentino al barese, che aiutano a codificare le classi sociali di riferimento, queste sì, ben descritte: il prologo del film è addirittura in greco bizantino.

Vale la pena anche ricordare che tutta la lavorazione del film è stata un laboratorio per gli attori, tutti adolescenti non professionisti, che per un anno hanno imparato sul campo cosa vuol dire fare cinema, in modo che la partecipazione al film non sia stata solo una fase passeggera, ma l'inizio di un percorso artistico e professionale che veda al di là del film in questione, come il personaggio di Mela – non ci sentiremmo di definirla cafona, anche se è a quella parte che appartiene – l'unica in grado di vedere le luci oltre l'isola di Torrematta.

L'idea di futuro di Mela è quindi l'unica alternativa offerta all'arroganza della borghesia media incarnata da Cugginu, alle prese con i vizi del momento: “Prima morivamo di fame, ora ce la facciamo venire” commenta il barista mentre Cugginu sorseggia l'aperitivo, anticipando il rapido cambiamento dei decenni a venire, quelli della Milano da bere per intenderci, in una delle battute più riuscite del film. All'opera manca però il rigore necessario per diventare l'affresco sociale che si propone di essere e riesce invece a restituire un paesaggio naturale umano e sociale arcaico, quello del Sud Italia pre-industriale, prima che i Signori e i Cuggini decidessero di distruggerlo in onore della lotta contro i cafoni.

Prodotto da Minimum Fax Media e La Luna, con il contributo di Rai Cinema, il film sarà distribuito nelle sale italiane da Ismaele Film e venduto all'estero da Rai Com.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy