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LOCARNO 2017 Industria

Connect to Reality, quale futuro per il cinema svizzero?

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- LOCARNO 2017: Si è svolta al Locarno Festival (Industry Days) la prima tappa del programma che si prefigge l’obiettivo di riflettere sullo stato di salute del cinema svizzero

Connect to Reality, quale futuro per il cinema svizzero?
(s-d) Emmanuel Cuénod, Edouard Waintrop, Klaus Rasmussen e Christian Jungen nel corso del Connect to Reality (© Locarno Festival)

Gli Industry Days del Festival Locarno, diretti da Nadia Dresti (vice direttrice artistica del festival e responsabile degli Industry Days – leggi l’intervista) hanno dato il via al programma Connect to Reality che continuerà poi il suo viaggio allo Zurich Film Festival (2 ottobre) e al Geneva International Film Festival (7 novembre). Nadia Dresti ha collaborato con Emmanuel Cuénod (direttore del Geneva International Film Festival) e Karl Spoerri (direttore dello Zurich Film Festival) al fine di creare uno spazio di dialogo tra professionisti del cinema svizzero ma anche ospiti internazionale: è urgente che si definiscano delle strategie per aumentare la parte di mercato del cinema svizzero all’interno del territorio elvetico (5% attualmente) e che si migliori la sua visibilità all’internazionale, non solo nei festival ma soprattutto nelle sale cinematografiche. Come rendere il cinema svizzero attrattivo nel proprio paese ma anche all’estero? Come attirare un pubblico sempre più restio alle sale cinematografiche? Queste e altre importanti domande sono affrontate durante la prima tappa di Connect to Reality.

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Una sessantina di personalità del mondo del cinema svizzero e degli invitati provenienti da una decina di paesi europei si sono ritrovati attorno a 6 tavoli per discutere di questioni legate alla distribuzione e alla visibilità del cinema svizzero in Svizzera e all’estero.

I conferenzieri della prima tappa di Connect to Reality a Locarno sono stati: Edouard Waintrop (Quinzaine des réalisateurs di Cannes e direttore dei Cinémas du Grütli di Ginevra), Klaus Rasmussen (responsabile delle vendite e delle acquisizioni per la società tedesca Global Screen) e Christian Jungen (capo della rubrica culturale della NZZ am Sonntag) che a mo’ di introduzione ha esposto la sua personale visione di come dovrebbe essere un successo svizzero all’estero. I numerosi professionisti presenti in sala hanno reagito con forza a questa visione (statistica) lontana dalla loro percezione delle pratiche artistiche e degli obiettivi a parer loro già raggiunti. Tra i numerosi altri ospiti che hanno partecipato ai vari gruppi di lavoro troviamo i direttori dei festival di Soletta, Zurigo, Ginevra, Neuchâtel, Friborgo e Amburgo, dei distributori europei, produttori, venditori internazionali (The Match Factory, Doc&Film, Loco Films, Cinephil e Beta Cinema) e rappresentanti di istituzioni e fondi di finanziamento.

Alla fine dei 90 minuti di dibattito il pubblico è stato accolto nuovamente per un wrap up durante il quale i sei notetakers (uno per ogni gruppo di lavoro) ha presentato oralmente le conclusioni e le eventuali soluzioni proposte. La parola è stata infine data al pubblico per eventuali domande. Difficile riassumere in poche parole quali sono stati i punti forti di questa prima edizione locarnese ma quello che è certo è che il progetto Connect to Reality non ha lasciato nessuno indifferente.

I resoconti finali dei vari notetakers fanno emergere differenti problematiche: l’importanza dei festival nel circuito di distribuzione di un film, la proposta di rendere più flessibile la cronologia dei media per permettere ai professionisti di gestire al meglio la loro strategia di diffusione, la necessità di aumentare il tempo e i soldi per quanto riguarda la fase di sviluppo di un film al fine di garantircene la qualità dello script o ancora l’importanza di una riflessione previa, all’inizio di un progetto, sul pubblico da attirare e sugli obbiettivi di diffusione.

I vari partecipanti hanno anche sottolineato il fatto che ogni film dovrebbe beneficiare di un business plan adattato ai suoi obbiettivi di diffusione. Tra i criteri che porrebbero aiutare la circolazione di un film sono stati citati: la qualità dello script, la presenza di una distribuzione artistica forte, la fama del regista, la volontà di lavorare con talenti promettenti e come già detto la selezione in un festival di fama internazionale.

Molti partecipanti hanno anche affermato che secondo loro il sistema di finanziamento del cinema svizzero non è più adattato alla realtà attuale. A questo proposito si propone che l’Ufficio federale della cultura raccolga più statistiche riguardanti il pubblico per poterne elaborare delle strategie adeguate, e che si mettano in atto per esempio delle proiezioni test.

Sempre a proposito del pubblico, è stato evidenziato che bisognerebbe incoraggiare la creazione di nuove strategie per attirare il giovane pubblico nelle sale e il manco di “nuove leve” per quanto riguarda la distribuzione.

Un altro punto importante riguarda l’immagine del cinema svizzero all’estero, non abbastanza glamour e attrattiva. L’uscita della Svizzera dal sistema di finanziamento MEDIA non ha certo giocato in suo favore. Il documentario rimane invece il punto forte della cinematografia elvetica e ne rappresenta pressoché la metà delle entrate per quanto riguarda il cinema svizzero a livello nazionale.

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