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VENEZIA 2017 Concorso

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: omicidio mediatico e caos

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- VENEZIA 2017: Martin McDonagh porta il suo umorismo pungente in concorso a Venezia, con un film che potrebbe benissimo essere cugino di Fargo dei fratelli Coen

Tre manifesti a Ebbing, Missouri: omicidio mediatico e caos
Frances McDormand in Tre manifesti a Ebbing, Missouri

Ebbing, in Missouri, è una cittadina americana di fantasia creata dallo scrittore-regista britannico Martin McDonagh. È un luogo i cui abitanti fanno discorsi brutali, compiono atti estremi e si oppongono all’autorità. I poliziotti che li tengono sotto controllo sono un pugno di razzisti e omofobi, i peggiori in città. Dopo lo stupro e l’omicidio di un’adolescente che fa precipitare l’azione in Tre manifesti a Ebbing, Missouri [+leggi anche:
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, in concorso alla Mostra del cinema di Venezia, è subito chiaro che Ebbing non è il luogo idillico che troviamo osservando le vie pittoresche e i paesaggi vasti e meravigliosi catturati dal regista Ben Davis (7 psicopatici [+leggi anche:
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) per ricreare la fotografia fissa di Stephen Shore degli anni ‘70.

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L’impressione che questo film potrebbe essere cugino di Fargo dei fratelli Coen è acuita dalle musiche realizzate da Carter Burwell, beniamino dei Coen, e dal fatto che il ruolo principale di Mildred sia interpretato dall’inimitabile Frances McDormand. Mildred indossa la stessa tuta ogni giorno per andare a lavoro, nel suo negozio di articoli da regalo. È intrepida e determinata, che deriva in parte dall’essere scappata da un matrimonio di abusi domestici compiuti dal marito Charlie e dal dover fare anche i conti con la tragica morte della figlia, assassinata sette mesi prima. Ha anche acceso i riflettori sulla città piazzando delle scritte in sequenza su tre manifesti, in cui chiede un maggiore impegno da parte del capo della polizia William Willoughby (Woody Harrelson) per trovare l’assassino.

Attraverso le attività di Mildred e Willoughby, incontriamo un ecclettico gruppo di personaggi. Sam Rockwell è affascinante come l’ostinatamente ottuso e furioso vice-ufficiale Dixon. Tra gli altri ricordiamo Red (Caleb Landry Jones), l’ingenuo agente pubblicitario mosso da motivi economici, l’ex marito di Mildred, Charlie (John Hawkes), la sua giovane fidanzata Penelope (Samara Weaving) e il loro adorabile figlio Robbie (Lucas Hedges). Sul fronte romantico, il nano della città (Peter Dinklage) che va dietro a Mildred e la moglie di Willoughby, Anne (Abbie Cornish), sua fidata sostenitrice che bada ai loro due figli. Ci sono echi di Twin Peaks e ancora di Fargo riguardo il fatto che i personaggi sono più intriganti della trama.

Eppure, questo è un inconfondibile film di McDonagh. Lo stesso umorismo cinico che domina In Bruges [+leggi anche:
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(2007) e 7 psicopatici genera qui la risata, ma in Tre manifesti questa serve spesso per mascherare la tristezza. Come scrive uno dei personaggi in una lettera, hai bisogno di amore, importante in una storia che parla principalmente di morte e famiglie disfunzionali. E anche se non manca l’amore a Ebbing, McDonagh a volte cade nella stessa trappola del suo film precedente, dove sceglie l’alternativa più cupa ed estrema, come nel flashback di Mildred e della figlia, che risulta eccessivamente melodrammatico. Essendo il suo terzo film, si ha anche una certa familiarità con le sue battute sul razzismo e l’omofobia, che a volte sembrano un po’ ovvie e superflue. Infine, il dialogo tra i personaggi non è abbastanza delineato – ad esempio, tutti sembrano esperti nel fare battute in maniera improvvisata. Questi aspetti evidenziano che Tre manifesti è imperfetto tanto quanto i suoi personaggi. Fortunatamente, è anche divertente e interessante quanto loro.

Prodotto sul fronte britannico dal londinese Blueprint Pictures, questa co-produzione britannico-americana è venduta a livello internazionale da Fox Searchlight Pictures.

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(Tradotto dall'inglese da Giulia Gugliotta)

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