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VARSAVIA 2017 Concorso Documentari

Freedom for the Wolf: condanna a morte delle pecore

di 

- Lo stupendo documentario di Rupert Russell esplora il significato di democrazia e libertà in quattro continenti ai nostri giorni

Freedom for the Wolf: condanna a morte delle pecore

Freedom for the Wolf, il primo documentario del regista britannico Rupert Russell (figlio del leggendario Ken Russell), è un film che copre un vasto territorio geografico e politico, in quanto esplora la questione della libertà e della democrazia nella società odierna. Presentato in anteprima mondiale allo Sheffield Doc/Fest, sta prendendo parte al Festival del cinema di Varsavia nella sezione Competizione Documentari.

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Prendendo come premessa il famoso avvertimento di Isaiah Berlin, "I lupi, se lasciati liberi, strangolerebbero le pecore", Russell fornisce una profonda analisi del vago concetto di libertà in quattro continenti: dalla Rivoluzione degli ombrelli a Hong Kong, attraverso quello che oggi riconosciamo come l’inizio di una fallita Primavera Araba in Tunisia, al nazionalismo indù in India, l’assurda legge anti-ballo in Giappone e, per finire, le tensioni razziali e l’elezione di Trump a Presidente degli Stati Uniti d’America.

Russell utilizza un approccio giornalistico, dando sempre a entrambe le parti la possibilità di parlare, ma, allo steso tempo, facendo sempre capire al pubblico la sua posizione. Viene prima affrontato il concetto di "democrazia illiberale" a Hong Kong, dove un ufficiale del nuovo partito popolare pro-Pechino spiega che esiste eccome una democrazia, in quanto la gente è libera di scegliere uno dei tre candidati alle elezioni. Ma un altro rappresentante svela che i tre candidati sono scelti dal partito. 

In Tunisia, un video blogger e un rapper vengono arrestati e torturati per i messaggi e le parole che veicolano e un funzionario del governo spiega che "quando diciamo libertà, intendiamo libertà relativa", rimarcando che l’Islam e la democrazia sono compatibili.

In India, una coppia di comici sono minacciati e accusati di fare battute inappropriate in un programma molto popolare, in cui le famose star di Bollywood vengono prese in giro per il loro aspetto fisico e le loro preferenze sessuali. Un leader di un partito al potere annuncia durante una manifestazione che "la popolazione indù non deve scendere al di sotto dell’80%", descrivendo la minoranza musulmana come una minaccia demografica.

In Giappone, i giovani si ribellano contro la legge anti-ballo, entrata in vigore dopo la Seconda guerra mondiale e applicata liberamente fino a quando una serie di scandali di droga e risse che riguardavano le celebrità nei primi anni 2000 provocarono un inasprimento dei controlli della polizia nei nightclub. La legge è stata finalmente abolita nel 2015.

Il film culmina con l’attuale questione delle tensioni razziali negli Stati Uniti d’America, con un particolare focus sulle violente rivolte di Ferguson e sul sistema dei Super PAC (Political Action Committees) che, tra le altre cose, hanno portato all’elezione di Trump.

Freedom for the Wolf è una documentazione indispensabile dei tumulti che si stanno verificando in giro per il mondo, studiata in modo approfondito, convincente e sorprendentemente illuminante. Ci mette di fronte alla gravità degli eventi, che si verificano con un ritmo sempre più veloce, tanto che presto potrebbe essere necessario un altro film. 

Il film è stato prodotto dalla società con sede a Berlino Bulldog Agenda Production, in collaborazione con la società britannico-americana Observatory. L’israeliana Cinephil detiene i diritti internazionali.

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(Tradotto dall'inglese da Giulia Gugliotta)

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