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VENEZIA 2003 Anticipazioni

Tutti i film di De Hadeln

di 

- Le nuove dal Festival: Bertolucci, Campion, Weir, i Coen, Bergman, Allen, Scott, Gitai. Il meglio del cinema mondiale, le sorprese e i grandi assenti

Il sorpasso? E' servito. Venezia contro Cannes: almeno sulla carta, quest'anno potrebbe vincere Venezia. Cannes, per chi se lo ricorda, fu una bella delusione. Berlino, ordinaria amministrazione. Ecco la Venezia secondo Moritz de Hadeln, (quasi) film per film. Cioè: la confenza stampa ufficiale sarà il 31 luglio. Ma le voci si rincorrono sempre più insistenti. E allora, possiamo già dire che...

BERTOLUCCI.
Prima di tutto, parliamo di lui. E' stato detto, e scritto, che Bernardo Bertolucci, alla Mostra che si terrà al Lido dal 27 agosto al 6 settembre, riceverà il Leone d'oro alla carriera. Bene: non è vero. E' vero invece che Bernardo Bertolucci - che domani, lunedì, riceverà il Premio Fiesole ai maestri del cinema - porterà a Venezia il suo attesissimo The Dreamers, il nuovo film girato a Parigi. The Dreamers, cioè "I sognatori": e i sogni che appaiono nel film sono le utopie del '68, quella rivoluzione che Bertolucci aveva in qualche modo anticipato, nelle inquietudini dei suoi film degli anni '60: e Prima della rivoluzione si chiama uno dei suoi primi film, di stupefacente bellezza. The Dreamers, interpretato da Michael Pitt, Louis Garrel, Eva Green e da Jean-Pierre Léaud, attore-feticcio di Truffaut, nel ruolo di se stesso, aveva come titolo provvisorio "Paris '68". Se ne vedranno alcuni frammenti durante la cerimonia di consegna del premio Fiesole a Bernardo Bertolucci, domani sera. Poi, appuntamento a Venezia. Dato il carisma dell'autore - Bertolucci ha vinto tre Nastri d'Argento, un Pardo d'Oro, un David di Donatello, un César, due Oscar, un Golden Globe - è molto probabile che il film sia presentato fuori concorso. Dopo trent'anni, dunque, Bertolucci torna a girare a Parigi. Era dai tempi di "Ultimo tango" e del suo anonimo, tragico erotismo, e dai tempi della successiva condanna da parte dei tribunali italiani per oscenità, che Bertolucci non tornava a girare in Francia. Fu processato per blasfemia, il suo diritto di voto fu ritirato per cinque anni: e gli spettatori di tutto il mondo impararono un nuovo uso del burro. The Dreamers promette di essere altrettanto forte. "Il film ha un contenuto erotico", ammette Bertolucci. "E' una parte di quella rivoluzione, di quell'epoca: essere trasgressivi, e non solo in senso politico".

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ITALIANI/1.
Fitto di nomi il capitolo che riguarda i registi italiani a Venezia. Se Ermanno Olmi ha dichiarato di non farcela a finire in tempo per la Mostra il suo Cantando dietro i paraventi, c'è invece un grande regista, nato sulla Pianura padana a pochi chilometri e a pochi anni di distanza da Bertolucci, che sta lottando contro il tempo per farcela a finire il suo. E' Marco Bellocchio, che in Buongiorno notte racconta la storia del sequestro di Aldo Moro, o meglio: racconta la storia del sequestro Moro vista dai suoi sequestratori. Nel cast, Luigi Lo Cascio e Maya Sansa. Il film di Bellocchio - che l'anno scorso ha ottenuto un notevole successo a Cannes con L'ora di religione - potrebbe andare dritto in concorso. Quattro sono gli altri registi italiani che potrebbero affacciarsi, con i loro film, al concorso di Venezia, e che in ogni caso dovrebbero essere presenti nel programma ufficiale. Uno è il regista livornese Paolo Virzì: che a Venezia, con Ovosodo, ha già vinto il Gran Premio della giuria, e che presenterà Caterina va in città (Making of), con Claudio Amendola, Margherita Buy, Sergio Castellitto e un gruppo di ragazzine adolescenti, girato in un liceo di Roma. E' toscano anche Paolo Benvenuti, regista anomalo, appartato, intelligente e intellettuale, che dopo Gostanza da Libbiano, premiato a Locarno, ha pronto un nuovo film, molto apprezzato dai selezionatori di Venezia. E approderanno al Lido anche due registi difficili, controcorrente, coraggiosi all'estremo, "autori" nel senso più pieno, e rischioso, del termine: Daniele Ciprì e Franco Maresco, che dopo Totò che visse due volte, film che sollevò scandali infiniti, hanno realizzato Il ritorno di Cagliostro. I due registi, amati da Enrico Ghezzi, ideatori di Cinico tv, raccontano la storia di due scellerati fratelli appassionati di cinema, fondatori negli anni '50 di una sgangherata casa di produzione cinematografica. Ingaggiando una vecchia star hollywoodiana in declino e infilandosi in loschi traffici mafiosi, cercano di portare a termine il loro 'Ritorno di Cagliostro'… Potrebbe andare in concorso anche il sorprendente italo-inglese Edoardo Winspeare, con Il miracolo.

ITALIANI/2.
Ci sono altri registi italiani che approderanno a Venezia. Probabilmente non in concorso: ma a Venezia c'è molta stampa, e molta attenzione, anche per le sezioni collaterali. Si tratta in ogni caso di autori i cui lavori sono piaciuti molto: o di autori che stanno correndo contro il tempo, per finire i loro lavori in tempo. E di tempo ce n'è poco. Sono Pasquale Pozzessere, Antonietta De Lillo e Pasquale Scimeca, che ha realizzato "Gli indesiderabili".

STRANIERI.
Bastino i nomi: Jane Campion, Peter Weir, i fratelli Coen, Ingmar Bergman, Woody Allen, George Ridley Scott, Amos Gitai. Il meglio del cinema mondiale. Jane Campion porterà In the Cut con Meg Ryan, Kevin Bacon e Jennifer Jason-Leigh. Sembra sicuro Master and Commander di Peter Weir con Russell Crowe. Potrebbe arrivare al Lido anche qualche sequenza del secondo capitolo di Le valigie di Tulse Luper di Peter Greenaway, che ha mostrato a Cannes di che cosa sia capace un manipolatore geniale di immagini come lui, nell'era digitale. Amos Gitai, israeliano cittadino del mondo, porterà alla Mostra Alila. I fratelli Coen, già vincitori a Cannes, porteranno a Venezia Intolerable Cruelty: e con il film, star del calibro di George Clooney, Catherine Zeta-Jones e Billy Bob Thornton. Molta attesa anche per Matchstick Men di Ridley Scott, con Nicolas Cage. Woody Allen, dopo lo sgarbo dello scorso anno, quando snobbò Venezia in favore di Cannes, tornerà al Lido con Anything Else, che - Dio sia lodato - ha deciso di interpretare, insieme a Glenn Close e a Danny De Vito.

IL RITORNO DEL MAESTRO?
Pare che riesca a Venezia il colpaccio di portare davanti agli occhi di tutti il ritorno alla regia del solitario Ingmar Bergman, che aveva annunciato il ritiro dal cinema 20 anni fa, ma che a ottantaquattro anni, ha deciso d'impulso di ritornare a dirigere. Il film si chiama Sarabanda [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
, e vede sullo schermo Liv Ullman e Erland Josephsson, i due protagonisti di Scene da un matrimonio.

LEONI.
Niente paura, non stiamo per scrivere del Leone d'Oro. Quello alla carriera, però, vedrà una novità assoluta: si sdoppierà. Due Leoni alla carriera. Uno ad un regista, e uno probabilmente ad un attore. Il Premio Bianchi, invece, conferito dal Sindacato giornalisti cinematografici italiani, andrà di sicuro invece a un attore che ha segnato la storia della commedia italiana: Nino Manfredi. In occasione della consegna del premio, sarà presentato in anteprima a Venezia La fine di un mistero, il film - appena finito di girare - in cui Manfredi interpreta il poeta spagnolo Federico Garcia Lorca. Ma come, Garcia Lorca non era stato fucilato, ancora nel pieno degli anni, dalla polizia franchista nel '36? Appunto: il film immagina che il poeta sia sopravvissuto all'esecuzione, e che viva come un barbone a Granada.

OMAGGIO.
Ai grandi produttori del cinema italiano: da Ponti a Rizzoli, da Amato a Cristaldi, da De Laurentiis a Lombardo, con una grande retrospettiva a loro dedicata, sul cinema italiano dal '45 al '75. In questo ambito, probabile anche una serata dedicata ad Alberto Sordi.

HEPBURN. Un omaggio a Katharine Hepburn, la più indipendente, la più contemporanea, la più intelligente delle dive della Hollywood che non tornerà mai più. Ovviamente, non poteva mancare. Verrà proiettato, in copia restaurata, Tempo d'estate, uno dei film che la Hepburn inanellò, in una carriera irripetibile.

ASSENTI.
Non ci sarà invece Quentin Tarantino, già atteso a Cannes con il suo violentissimo Kill Bill! interpretato da Uma Thurman, e probabilmente non farà in tempo a finire il suo film Wong Kar-Wai, il regista cinese autore di In the Mood for Love, che da tre anni sta lavorando al suo 2046, con Maggie Cheung: il film ha dovuto subire uno stop per l'allarme Sars, e non è ancora finito. Fumata nera anche per Theo Angelopoulos e per il suo film Il primo prato, prima parte di una trilogia sul Novecento. Difficile anche che Gianni Amelio riesca a finire in tempo Le chiavi di casa con Kim Rossi Stuart e Charlotte Rampling: stesso discorso per Silvio Soldini (Agata e la tempesta), Mario Martone (L'odore del sangue), Dario Argento (Il cartaio). Ma, se è concesso un commento personale, con quello che c'è nel menu, ci possiamo accontentare.

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