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ROMA 2017

Ferrari: Race to Immortality: gli anni Cinquanta e i piloti “gladiatori”

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- Presentato in prima europea alla 12a Festa del cinema di Roma il documentario del britannico Daryl Goodrich sulla mitica Scuderia Ferrari, nel decennio più mortale della storia della Formula Uno

Ferrari: Race to Immortality: gli anni Cinquanta e i piloti “gladiatori”
Enzo Ferrari e Peter Collins in un’immagine di Ferrari: Race to Immortality

“Bisogna lavorare continuamente per non pensare alla morte”: parola di Enzo Ferrari. La morte è dietro l’angolo, ad ogni curva, nell’appassionante documentario dedicato alla leggendaria casa automobilistica icona della Formula Uno, Ferrari: Race to Immortality [+leggi anche:
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, diretto dal britannico Daryl Goodrich e presentato in anteprima europea alla 12a Festa del cinema di Roma, in selezione ufficiale. Il regista si concentra infatti sul decennio più fatale nella storia delle corse d’auto (39 piloti morti in pista), quello che va dal 1950 al 1960, quello dell’ascesa inarrestabile della Scuderia Ferrari. Un team capitanato dall’imprenditore modenese con una passione maniacale, con pugno quasi dittatoriale, e con unico obiettivo la vittoria, costi quel che costi (9 campionati del mondo piloti e 8 campionati del mondo costruttori conquistati mentre era in vita). “Più li metti a disagio e meglio correranno” è uno dei tanti aforismi di Enzo Ferrari (riferito, questo, ai suoi piloti) che scandiscono il doc, composto interamente da filmati di repertorio che catapultano lo spettatore sulle piste di una Formula Uno folle, pericolosissima, per chi la correva ma anche per chi vi assisteva dagli spalti, tanto da far sembrare quella di oggi, con le sue tecnologie e misure di sicurezza, quasi una passeggiata.

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Ma è soprattutto di uomini che si parla in quest’opera travolgente e adrenalinica, dei piloti che hanno fatto la storia di quegli anni: Luigi Musso, Eugenio Castellotti, Juan Manuel Fangio, Alfonso de Portago, e in particolare gli inglesi Peter Collins e Mike Hawthorn, giovani, raffinati e temerari, amanti della bella vita durante la settimana, e poi nel weekend, come moderni gladiatori, pronti a sfidare la morte, che poteva arrivare al minimo errore, proprio o altrui, al minimo guasto o per una macchia d’olio sull’asfalto. “Amo le storie umane e mi ha attirato la possibilità di studiare questi uomini coraggiosi, i loro drammi, l'amicizia e gli amori”, ha spiegato il regista parlando del film a Roma. Uno spazio significativo è infatti dato alle loro mogli e fidanzate dell’epoca, che accettavano il rischio e ai box trepidavano, cronometro in mano, quando vedevano che l’auto del loro uomo tardava ad arrivare. Sentiamo le voci di queste donne, ascoltiamo i loro racconti, e soltanto alla fine vediamo i loro volti, oggi. Un bell’espediente con cui il regista tiene per quasi un’ora e mezza lo spettatore immerso in un decennio leggendario, tra trionfi e tragedie, tra rombi di motore, fiumi di champagne e auto in fiamme, e solo negli ultimi minuti ci riporta al presente. E il sogno ridiventa realtà.

Ferrari: Race to Immortality è prodotto da Artemis Film, Dignity Film Finance, Dimson Films, in associazione con Head Gear Films e Metrol Technology. Nel Regno Unito l’uscita è prevista per il 3 novembre, in Francia il 5 dicembre. In Italia, Universal Pictures Home Entertainment lo distribuirà in DVD e Blu-ray dal 6 dicembre, con il titolo Ferrari: un mito immortale.

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