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ROMA 2017

Cercando Camille: un padre, una figlia e la memoria che se ne va

di 

- Road movie intimo e delicato, l’opera seconda di Bindu de Stoppani è una produzione svizzera con Anna Ferzetti e Luigi Diberti. Presentato in Alice nella Città alla 12a Festa del cinema di Roma

Cercando Camille: un padre, una figlia e la memoria che se ne va
Luigi Diberti e Anna Ferzetti in Cercando Camille

La regista svizzero-italiana Bindu de Stoppani torna a parlare di rapporti padre-figlia nel suo secondo lungometraggio, Cercando Camille [+leggi anche:
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scheda film
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, presentato alla 12a Festa del cinema di Roma, nella sezione Alice nella Città. E qui – come nel suo esordio Jump, miglior film e miglior regia al British Independent Film Festival di Londra del 2012 – è di padri assenti che si parla in particolare. “Qualcosa che conosco e capisco molto bene in prima persona”, afferma de Stoppani, anche attrice e regista teatrale, formatasi a Londra. E se c’è qualcosa che emerge forte e chiaro da questo suo secondo lavoro, di cui firma anche la sceneggiatura, è la dimensione intima, profondamente sentita della storia che racconta.

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“Come per il mio film precedente sentivo che era importante avere una protagonista femminile. Qualcuno in cui potermi rispecchiare”, precisa la regista. Qui è Camille (Anna Ferzetti), una giovane donna insicura, un po’ dimessa, sempre più assorbita dalle cure per suo padre Edoardo (Luigi Diberti), vulcanico ex reporter di guerra, malato di Alzheimer e bisognoso di assistenza. Il fratello di Camille (Alessandro Tedeschi) vorrebbe metterlo in un istituto, perché in fondo quel padre sempre lontano non si è mai occupato di loro. Camille, invece, si aggrappa a un’ultima speranza: portarlo in viaggio in Bosnia, teatro dei suoi ultimi reportage, per tentare di fargli recuperare qualche ricordo e scoprire chi è la Camille che lui nomina ossessivamente (e non è sua figlia) e che dice di dover ritrovare a tutti i costi.

A bordo di un vecchio camper scassato con su scritto “press”, un tempo utilizzato da Edoardo per i suoi viaggi di lavoro, i due fanno rotta a Est muniti di una “scatola della memoria” con vecchi appunti, foto e indirizzi, e come ogni road movie che si rispetti, incrociano sul loro cammino un terzo personaggio (Leo, aitante violoncellista incarnato da Nicola Mastroberardino), a sua volta con un trauma da elaborare, che si unisce a loro e strada facendo ribalterà le prospettive, soprattutto quella di Camille. Arriva infatti un momento in cui bisogna lasciar andare i genitori e riprendersi la propria vita: “Mi interessava la proiezione infantile di un padre ideale", specifica la regista, "e come spesso quella visione eroica del genitore non permetta di vedere la persona che è realmente”.

Ma il film di de Stoppani apre anche uno squarcio, tra dramma e commedia, su ciò che significa assistere un padre infermo: “Chi sta accanto ai malati spesso è esausto e non riconosciuto”, dice. “Questo è il motivo per cui ho voluto che il centro della storia fosse Camille, con il suo punto di vista e con tutti i sacrifici che fa per il suo genitore malato”. E Anna Ferzetti, qui al suo primo ruolo da protagonista al cinema, sa donare a Camille le tante sfumature di una figlia che vede suo padre andarsene lentamente via: ora paziente e amorevole, ora stanca ed esasperata. Un’interpretazione sensibile e sincera (l’attrice ha perso suo padre, il grande attore Gabriele Ferzetti, poco prima di cominciare le riprese), alla quale la forte caratterizzazione fisica del personaggio con i suoi occhialoni, l’acconciatura e gli abiti un po’ infantili, aggiunge un’ulteriore nota di dolcezza. 

Cercando Camille è una produzione della compagnia svizzera Hugofilm e di RSI, SRG SSR e ARTE. Il film è in attesa di distribuzione.

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