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GIJÓN 2017

Les sept déserteurs ou La Guerre en vrac: l’inossidabile Paul Vecchiali

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- A 87 anni, il maestro francese presenta in concorso al Festival di Gijón il suo nuovo lungometraggio, un’allegra dichiarazione contro la guerra che ha girato contemporaneamente a un altro film

Les sept déserteurs ou La Guerre en vrac: l’inossidabile Paul Vecchiali

Elegante, chiaroveggente, loquace, vitalista e affascinante, il regista corso Paul Vecchiali (Ajaccio, 1930), insieme ai due interpreti del suo nuovo film (Bruno Davézé e Hugo Broussot, presente anche nell’ultimo lavoro di Eugène Green, proiettato giorni fa: En attendant les barbares) è passato per l’edizione numero 55 del Festival Internazionale del Cinema di Gijón per portare nelle Asturie, in anteprima europea e in concorso, il suo ultimo film: Les sept déserteurs ou La Guerre en vrac [+leggi anche:
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, che, come ha confessato, è stato girato contemporaneamente al suo imminente, ora in fase di post-produzione, Train de vies, con la stessa squadra tecnico-artistica e location vicine (i titoli di coda di questo film rivolgono un ringraziamento speciale a ciascun membro della troupe).

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Precisamente, come lascia intuire il titolo, Les sept… è un film bellico, però di un’allegria e luminosità insolite nel suo genere. Qui la guerra rimane fuori campo, sempre: si sentono solo i suoi ruggiti più o meno lontani. I disertori del titolo (quattro uomini e tre donne, tra i quali spiccano un anarchico, un omosessuale, un’aristocratica travestita da monaca vedova e una domestica innamorata) si ritrovano in una foresta autunnale, in mezzo a delle rovine, e iniziano a vivere insieme, generando ogni tipo di relazione tra di loro.

Lo spettatore non saprà mai di quale battaglia si tratta, né avrà certezza su chi spara o sulla mano che chiude il film. Questi segreti non sono svelati dall'artista francese affinché il pubblico li completi con la sua immaginazione: così il suo cinema ha molteplici risposte, significati e approcci.

Vecchiali dice di essersi ispirato, come il cinéfilo irriducibile che riconosce di essere, nel Godard di Les Carabiniers, nel suo amato Samuel Fuller e ne I forzati della gloria, film con protagonista Robert Mitchum e diretto da William A. Wellman nel 1945, ma ogni somiglianza con questi riferimenti è puramente casuale in un lungometraggio con un evidente messaggio contro la guerra che – nello stesso modo in cui faceva il summenzionato Eugène Green nel suo film proiettato in questo festival – rivendica anche il testo e la parola letteraria come elementi fondamentali della sua narrativa, anche quando mostrano qualcosa di così banale e domestico come, ad esempio, stirare i vestiti.

L'ultra libero e indipendente Vecchiali ha scritto la sceneggiatura – piena di rime, parabole e metafore, e di molta ironia – di questo film che si svolge, tra lo scherzo e il gioco, il falso e il critico, l'edonismo e il piacere di recitare/ascoltare, come pale d'altare e per sette giorni, senza definire il tempo o il luogo, con costumi, elementi decorativi e oggetti di scena di epoche diverse, ottenendo così l'atemporalità e l'astrazione.

Les sept déserteurs ou La Guerre en vrac è prodotto dallo stesso Vecchiali attraverso la compagnia Dialectik, che lo distribuisce anche.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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