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BOX OFFICE Danimarca

Film in inglese? No, thanks!

di 

La lingua anglosassone non sembra portare fortuna ai registi danesi, almeno negli ultimi tempi.
A farne le spese, ennesimo caso di una serie che non conosce inversione di tendenza, è Lars Von Trier, che con il suo Dogville [+leggi anche:
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ha riscosso, in 5 settimane di permanenza nella classifica del box-office, un successo ben inferiore a quello sperato.
80.000 biglietti venduti nelle 27 sale del paese (soltanto 2.215 nell'ultima settimana), sono il risultato, tutt'altro che impressionante, del primo episodio della "trilogia americana" di Von Trier.
Se ai botteghini di Copenhagen la pellicola è stabile in quarta posizione, dalle grandi città dell'ovest (Esbjerg, Herning e Holstebro in particolare) arrivano, secondo il distributore Nordisk Film Biografdistribution, reazioni più fredde.
Cauti i commenti del Danish Film Institute, che ha attribuito le diserzioni, oltre alla bella stagione che spinge i danesi lontano dalle città, alla difficoltà del film e della lingua straniera, più positivi i commenti del Nordisk Film Biografdistribution, che si dice soddisfatto se riuscirà a raggiungere la quota di 120.000 presenze nelle sale.
La bilancia continua però a pesare sui semi-flop degli esordi anglofoni di Thomas Vinterberg (It's all about love [+leggi anche:
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), Søren Kragh-Jacobsen (Skagerrak), Nicolas Winding Refn (Fear X) e Lone Scherfig (Wilbur wants to kill himself [+leggi anche:
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), confrontati al 30 per cento di share del mercato domestico coperto dai 400.000 ingressi registrati da Inheritance di Per Fly e i 200.000 di Move me di Morten Arnfred.

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