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FILM Islanda / Spagna / Stati Uniti

La Chana: una vita spesa a danzare

di 

- Lucija Stojevic firma un attraente documentario sulla ballerina La Chana, coprodotto da Islanda, Spagna e Stati Uniti

La Chana: una vita spesa a danzare

Nata a Barcellona nel 1946, la gitana Antonia Santiago Amador è cresciuta per strada, senza frequentare la scuola e svolgendo diversi lavoretti. Da piccola aveva già diverse melodie nella sua testa, al ritmo dei tamburelli. E’ già posseduta dal ritmo. Sin dalla giovane età, l’autodidatta Antonia danza di nascosto. Istintivamente, la giovane ragazza che un giorno diventerà La Chana pratica complicati ritmi di flamenco durante le feste o ascoltando un po’ di musica alla radio. Ascolta in maniera attenta, non si perde un pezzo. Si esercita senza fermarsi, in pantofole. E’ suo zio Chano, un chitarrista professionista da cui prenderà il soprannome, che si accorge immediatamente del talento della ragazzina e che l’aiuterà a scapito della sua famiglia. Una brava ragazza non danza.

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La Chana è indiscutibilmente affascinante e impressionante, ma ci sono due lati nella sua persona e questa duplicità è al centro di La Chana [+leggi anche:
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scheda film
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, il documentario della giovane croata Lucija Stojevic. Dopo una campagna di crowfunding di 12 000 euro, la regista ha seguito la diva. Il documentario oscilla tra prima e ora, tra inquadrature moderne e foto d’archivio, tra i primi passi di una giovane Antonia e di una Antonia vittima del tempo e degli zapateados scatenati. Il film mostra La Chana bella, prosperosa, sensuale, con le rose tra i capelli, le labbra tinte, gli orecchini d’oro, e l’altra Antonia, la sposa sottomessa, minacciata dal marito, tra le melodie frenetiche e il silenzio.

In sua presenza, si resta senza parole, immobili nell’attesa che emetta un respiro. Quando si fermerà? Quando? TaTaTaTa. La Chana danza e il tempo si ferma. E’ posseduta dal demone della danza, le gambe magiche battono il pavimento. Una danza che proviene dal profondo dell’animo, il flamenco libera questa donna oppressa che avrà due momenti di gloria, tra il 1966 e il 1979 e tra il 1985 e il 1991. Tra questi due periodi c’è una pausa, un affare di cuore.  

Lucija Stojevic è riuscita non solo a ritrarre La Chana ma anche Antonia, madre, nonna e moglie. Una star, attenta ai minimi dettagli scenici, e una donna di una certa età che guarda la televisione e va a letto con il suo fedele compagno sulle ginocchia. Il film ricorda la vita e la carriera di quest’artista in particolare, ma non solo. Riprendendo quest’artista, la regista si interroga sul riconoscimento e sul messaggio dell’arte. Il film si conclude con La Chana che, sul palco per una sua ultima performance, seduta su una sedia e circondata dai musicisti, fa suonare in maniera ritmata punte e talloni, punte e talloni.

Il film, prodotto dalla società di Stojevic, Noon Films (Spagna), Bless Bless Films (Stati Uniti) e con il patrocinio dell’Icelandic Film Centre, è stato presentato durante il Festival internazionale del documentario di Amsterdam ed è stato già proiettato in diversi festival europei.

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(Tradotto dal francese da Francesca Miriam Chiara Leonardi)

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