email print share on Facebook share on Twitter share on LinkedIn share on reddit pin on Pinterest

DOKUFEST 2018

Recensione: Zvicra

di 

- In prima visione mondiale al DokuFest, il festival del documentario di Prizren, Zvicra esplora la psiche degli immigrati in Svizzera

Recensione: Zvicra

Osservando da una prospettiva leggermente differente uno dei temi contemporanei più incalzanti, il documentario Zvicra [+leggi anche:
trailer
scheda film
]
– il nome albanese per Svizzera – esamina gli atteggiamenti, le credenze e, soprattutto, le identità personali degli immigrati albanesi e kosovari di prima e seconda generazione che vivono nella Svizzera francese. Dopo il tedesco, il francese e l’italiano, l’albanese è la lingua maggiormente parlata nel paese, sebbene sia lontana dal possedere uno status sociale di pari livello. Il film di Fisnik MaxhuniBenoît Goncerut, in prima visione mondiale al DokuFest, il festival del documentario di Prizren, presenta gli intervistati uno dopo l’altro, alcuni giovani e altri meno; la maggior parte sono speranzosi e ottimisti, altri sentono la pressione delle proprie radici molto più di quanto sembrano voler ammettere.  

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

Come spiega uno dei giovani intervistati, gli albanesi sono quelli che ora stanno attraversando il periodo difficile. Prima di loro, gli “indesiderabili” erano gli italiani, e dopo di loro ci sarà qualcun altro. Indipendentemente dal fatto che si possa essere d’accordo con quest’affermazione o meno, è sorpredente e a tratti doloroso vedere gli atteggiamenti che ognuno di loro adotta per superare la situazione. Una donna di mezza età, vagamente cosciente del razzismo dietro i commenti dei suoi colleghi, mantiene comunque il buon umore mentre spiega che la Svizzera ora è casa sua, anche se a volte sente davvero la mancanza dei Balcani. Un camionista si è costruito una vita soddisfacente e si aspetta che nei prossimi dieci anni migliori ulteriormente. Un giovane giocatore di calcio riflette sulla differenza tra chiamare qualcuno “uno sporco albanese” e “uno sporco svizzero”; giocherebbe comunque per tutte e due le squadre nazionali, ma a volte tende più verso un paese e a volte verso l’altro. Forse le interviste più contrastanti sono quelle a una ragazza adolescente e a un giovane pescatore che sembrano aver interiorizzato non solo le aspettative che l’ambiente conservatore ripone nella comunità di immigrati, ma anche i pregiudizi negativi nei loro confronti.

Con questo tipo di esplorazione della psiche degli immigrati – anche se a volte il regista avrebbe potuto scavare più a fondo – Zvicra si apre con una discussione su come l’impostazione del paese, data non solo dalla situazione economica o dal welfare, stia modellando la mentalità degli immigrati, sia di una generazione che dei figli e nipoti, sui quali è stato inevitabilmente trasferito il trauma di lasciare la propria casa, ricominciare una vita nuova e affrontare ogni giorno varie forme di discriminazione. Cosa significa per la mentalità di una persona, la sua visione del mondo e specialmente la percezione di sé quando le viene ripetutamente detto o ha l’impressione che la propria lingua e cultura siano in qualche modo inferiori alle altre? Che significato ha per la generazione futura?

È emblematico che la maggior parte delle persone avvicinate da Maxhuni e Goncerut non volessero essere filmate. Lo stesso giovane regista è nato in Kosovo ed è venuto in Svizzera da rifugiato durante la guerra. Forse un input maggiormente sentito, o un approccio più appassionato e apertamente soggettivo alla tematica avrebbe elevato Zvicra a un documentario veramente unico e ammirevole. Dopotutto, a giudicare dalle realtà psicologiche degli immigrati in Svizzera che vengono esplorate nel film, non sorprende che realizzare un film del genere avrebbe implicato uno sforzo molto più grande.

Zvicra è stato prodotto da Benoît Goncerut e Fisnik Maxhuni per laVisceral Films di Losanna.

(L'articolo continua qui sotto - Inf. pubblicitaria)

(Tradotto dall'inglese da Gilda Dina)

Ti è piaciuto questo articolo? Iscriviti alla nostra newsletter per ricevere altri articoli direttamente nella tua casella di posta.

Privacy Policy