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VENEZIA 2018 Settimana Internazionale della Critica

Recensione: You Have the Night

di 

- VENEZIA 2018: Nel suo primo lungometraggio, Ivan Salatić trasmette un senso di morte e desolazione in uno spazio in cui la vita sta lentamente scomparendo

Recensione: You Have the Night

Il film è incentrato su un luogo, ma la storia comincia altrove: in mare, su un traghetto dove i turisti dormono dove possono, usando i loro bagagli come cuscini formando piccoli mucchi, cullati dal suono del motore. Il mattino seguente, mentre pulisce le cabine, Sanja sente la sua collega parlare di un paese lontano, della famiglia difficile che si è lasciata alle spalle, e del nuovo paese, un luogo sconosciuto, dove deciderà di stabilirsi. Sulla terraferma, Sanja vaga per le strade sudicie, con lo zaino blu in spalla. Senza fare domande, trova rifugio in un centro di accoglienza: dopotutto, anche lei in Italia è una migrante senza alcun punto di riferimento; anche se, a differenza degli altri, lei sta per tornare a casa. 

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Il resto di You Have the Night [+leggi anche:
trailer
intervista: Ivan Salatić
scheda film
]
di Ivan Salatić – presentato alla Settimana Internazionale della Critica di Venezia – è ambientato in Montenegro, in un’enorme cantiere navale di Bijela in stato di smantellamento, che lascia ammutolita un’intera comunità ritrovatasi senza un lavoro. Ad ogni modo, proprio come l’oscuro e il potente Mediterraneo, l’impatto di questo triste prologo indugia all’orizzonte, come in tutti i leitmotiv dei film, senza affidarsi alle parole, ma permettendoci di viaggiare silenziosamente in un mondo dai confini sfumati, perseguitato da una profonda tristezza e angoscia, vera essenza del film che accompagnerà il pubblico fino alla fine della pellicola e anche dopo. You Have the Night non è costruito intorno a una trama proprio perché è un film sull’assenza di una storia in particolare, con dei riferimenti alla narrazione in senso più ampio: il sogno di un’azienda andato in pezzi, un luogo nutrito da incertezza esistenziale e future promesse abbandonate, l’Europa, la transizione, la morte, personaggi che vagano, null’altro che semplici corpi in una terra desolata.

Quando Sanja torna nel suo paese, incontriamo gli altri membri della sua famiglia, né completamente sconfitti né completamente guariti, frutto di tre generazioni: il nonno, che senza lavoro o senso di appartenenza a un gruppo, non ha "niente" e si ritrova a vagare come un fantasma shakesperiano; il bambino, annoiato, solitario, taciturno e sottomesso, e poi c’è la generazione di mezzo, che sopravvive cercando di ricostruire ciò che rimane di un glorioso “gigante” navale – l’orgoglio della Jugoslavia. Questa generazione in particolare sembra messa con le spalle al muro, inevitabilmente incastrata nel mezzo di due spazi vuoti dove l’aria comincia a mancare, in una situazione insostenibile accentuata da un interessante gioco di contrasto tra vari temi e i suoi opposti – giorno/notte, natura/tracce di civilizzazione, passato/futuro –che si fondono insieme, ricoprendo come un velo di nebbia, con lo stesso grigiore che avvolge un’immagine, tutto il film. 

Nel suo primo lungometraggio, Salatić si affida a una retorica debole ma efficace, quasi bressoniana (come ammette lui stesso), in quanto crea dei personaggi facendoli muovere nello spazio prima di permettere loro di sparire, frammento dopo frammento, come una nave da carico che lasci il porto prima di svanire nella notte, a telecamere spente.

You Have the Night è stato prodotto da Meander Film (Montenegro) e Non-Aligned Films (Serbia) con il supporto del Ministero della Cultura, Montenegro Film Centre, Serbia Film Centre e Doha Film Institute (Qatar).

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(Tradotto da Giada Saturno)

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