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SAN SEBASTIAN 2018 Zabaltegi-Tabakalera

Recensione: Belmonte

di 

- SAN SEBASTIÁN 2018: Il regista uruguaiano residente in Spagna Federico Veiroj presenta la sua nuova commedia sulla paura degli adulti per il tempo che passa

Recensione: Belmonte
Gonzalo Delgado in Belmonte

La competizione Zabaltegi-Tabakalera del Festival di San Sebastián ha ospitato la prima europea del quarto lungometraggio di Federico Veiroj, Belmonte [+leggi anche:
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. La nuova commedia familiare del regista uruguaiano residente in Spagna, presentata in tutto il mondo nella sezione Contemporary World Cinema del Festival di Toronto, racconta la caotica vita quotidiana di un artista separato che trova la sua stabilità emotiva in compagnia della figlia piccola. Gonzalo Delgado (attore noto per il suo ruolo secondario in Severina, e nel precedente film di Veiroj, El apóstata [+leggi anche:
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) ha il compito di dar vita al protagonista di questa affascinante storia sulla paura degli adulti per il passare del tempo.

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Si avvicina la data dell'inaugurazione della retrospettiva sul lavoro di Javier Belmonte al Museo di Arti Visive di Montevideo. Ma la mente di questo pittore di fama internazionale è lontana anni luce dai suoi interessi artistici. Belmonte pensa solo al cambio di direzione che prenderà la sua vita quando nascerà il primo figlio della sua ex moglie Jeanne (Jeannette Sauksteliskis) e del suo attuale compagno. Qualcosa di simile succede alla piccola Celeste (Olivia Molinaro Eijo). La figlia di Belmonte e Jeanne sembra felice immersa nella sua precoce storia d’amore platonica con un compagno di classe, finché, improvvisamente, nel cuore della notte, come se fosse un incubo, la ragazza non realizzerà il significato e le conseguenze del condividere sua madre con un fratellastro.

Entrambi i personaggi soffrono e risolvono le stesse insicurezze sviluppando una relazione di maggiore dipendenza verso un'altra persona amata. Belmonte si rifugia in sua figlia, mentre questa si aggrappa ancor di più a sua madre incinta del suo futuro fratellastro. Il film è una raccolta dei loro irripetibili momenti condivisi, che vuole provocare una sensazione agrodolce nello spettatore. A tal proposito, il cineasta indugia sull'onesta dolcezza che il padre e la figlia sprigionano quando sono insieme, così come sulla loro incapacità di godere della reciproca compagnia a causa del panico per un futuro sempre più sconcertante.

Belmonte propone una definizione della paura del cambiamento come un processo naturale che l'essere umano sperimenta costantemente durante la sua vita. Federico Veiroj alterna l'evoluzione di questo processo naturale con una serie di sequenze oniriche che evocano lo stile surrealista del suo kafkiano El apóstata. La rappresentazione del mondo dei sogni nella finzione apre la strada all'umorismo senza distruggere il tono realistico di quello che è senza dubbio il suo film più esistenzialista.

Belmonte è prodotto dalle uruguaiane Cinekdoque e Nadador Cine, con la coproduzione della messicana Corazón Films e della spagnola Ferdydurke. La messicana Meikincine Entertainment vende il film a livello mondiale.

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(Tradotto dallo spagnolo)

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