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LONDRA 2018

Recensione: Sticks and Stones

di 

- Il film d'esordio di Martin Skovbjerg racconta in modo ambizioso e accattivante l'impatto dei modelli da seguire, dei privilegi e della tecnologia su un determinato tipo di psiche maschile

Recensione: Sticks and Stones
Vilmer Trier Brøgger e Jonas Bjerill in Sticks and Stones

Il cineasta danese emergente Martin Skovbjerg mette a segno un debutto accattivante con Sticks and Stones, che esamina un'amicizia scolastica tossica che oscilla sul precipizio della violenza. Dopo la proiezione nelle sezioni competitive del CPH PIX e del Montréal Festival du nouveau cinéma, il film è stato proiettato questa settimana nella sezione "Dare" del BFI London Film Festival, dove il pubblico riconoscerà la frase idiomatica che presta al film il suo titolo inglese. Ma il suo nome danese originale, Brakland (che si traduce in "terra desolata"), indica ancora meglio i cupi interessi di Skovbjerg e dello sceneggiatore Christian Gamst Miller-Harris.

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La storia prende il via con Simon (Jonas Bjerril), che viene mostrato nella scena di apertura mentre si iscrive a una nuova scuola a Vesterby, dopo essersi trasferito da Copenaghen per il lavoro di sua madre. Figlio di due medici, è un ragazzo introverso, apparentemente un po’ a disagio nella propria pelle. Ben presto attira l'attenzione di Clara (Sophia Andersen Martinussen), ma fa più velocemente amicizia con il carismatico e più immaturo Bjarke (Vilmer Trier Brøgger), che sparge il seme dei disordini che seguiranno.

Il punto cruciale del film nasce da un progetto scolastico ideato dalla loro insegnante Anne (Emma Sehested Høeg), che affida alla classe il compito di realizzare un video-documentario intitolato "Us, Today". Simon e Bjarke collaborano e sovvertono l'intento umanistico del progetto realizzando un film di "natura" satirica, in stile David Attenborough, Planet of Apes, che ha il tono di uno scherzo adolescenziale particolarmente crudele. Il filmato grezzo del loro progetto e la narrazione fuori campo che mettono a confronto gli abitanti della loro sonnolenta città con animali sessualmente perversi si interconnettono continuamente con la cinematografia del film principale, e alla fine rivelano di più sui ragazzi e le loro problematiche vite domestiche di quanto volessero.

Girato per lo più in uno stile volatile e camera a spalla da David Gallego (Embrace of the SerpentI Am Not a Witch [+leggi anche:
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trailer
intervista: Rungano Nyoni
scheda film
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), il film ha una portata ambiziosa per essere un debutto, poiché medita su tecnologia e privilegi e il loro impatto su un certo tipo di psiche maschile vulnerabile. Lo stesso Skovbjerg ha un background nei video musicali, nella TV per ragazzi e nella produzione di musica elettronica (ricopre un doppio ruolo nel film con la sua band Av Av Av, che fornisce una colonna sonora quasi dark, in stile Vangelis). Qui, il regista punta a un tipo di osservazione sociale e di provocazione non troppo lontano da Ruben Östlund o Michael Haneke, ma perde il suo focus quando la trama si intensifica nel terzo atto.

Eppure, Sticks and Stones ha una sicurezza spericolata che lo rende avvincente, e questa si traduce soprattutto nelle interpretazioni, in particolare del cast secondario di genitori, insegnanti e modelli da seguire, che i registi suggeriscono essere in definitiva responsabili del vuoto morale della loro prole.

Sticks and Stones è una coproduzione della danese Snowglobe ApS, che detiene anche i diritti internazionali, e dell'islandese Pegasus Pictures.

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(Tradotto dall'inglese)

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