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LONDRA 2018

Recensione: Étangs Noirs

di 

- Il lungometraggio d'esordio dei registi belgi Timeau De Keyser e Pieter Du-moulin è una storia minimalista ed enigmatica in un contesto urbano, che richiama le opere dei fratelli Dardenne

Recensione: Étangs Noirs
Cedric Luvuezo in Étangs Noirs

I giovani co-sceneggiatori e registi belgi Timeau De Keyser e Pieter Dumoulin fanno un debutto importante con Étangs Noirs [+leggi anche:
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, che segue un giovane per un periodo di 24 ore. Il protagonista vive da solo in una cité di Bruxelles e tenta invano di restituire un pacco consegnatogli per sbaglio. Dopo essere stato presentato al Festival di Gand, e poi aver goduto della sua prima internazionale nella sezione Journey del BFI London Film Festival, questo lavoro conciso e agrodolce di appena 70 minuti di durata dovrebbe valere ai suoi promettenti registi un maggior riconoscimento internazionale e nei festival, e magari incoraggiarli a fare un secondo film più ambizioso.

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Étangs Noirs si distingue immediatamente per la fusione tra elementi concreti e misteriosi, e per la sua trama lineare e leggibile nel suo sviluppo, ma che alla fine invita a interpretazioni multiple. La scena di apertura del film introduce il nostro protagonista, Jimi (Cedric Luvuezo, uno dei pochi attori professionisti del piccolo cast), che tiene in mano un pacco mal confezionato dall'aspetto insignificante, grosso modo delle dimensioni di una scatola di cereali. È stato consegnato all’interno giusto, ma dell'edificio sbagliato di quell’area popolare. Quindi Jimi, che non ha un lavoro a tempo pieno né un coinquilino, parte per quella che diventa un'odissea donchisciottesca per restituire il pacco al suo legittimo destinatario.

De Keyser e Dumoulin, con estro e sensibilità, trasformano la sua ricerca in una presentazione di varie tipologie umane, poiché Jimi interagisce con i vicini di tutto l'edificio per risolvere l'enigma. La destinataria del pacco, Sayenna, non risponde alla porta, ma Jimi riesce a capire dove lavora: un modesto discount all'interno della tentacolare stazione della metro di Étangs Noirs. Arriva proprio mentre lei si appresta ad andarsene, il che rafforza in lui un sentimento di occasioni perse che culmina in un comportamento pericoloso, e poi in uno scorcio del suo inconscio quando vediamo quello che sogna la notte della sua ricerca fallita.

L'ambiente urbano franco-belga degradato di Étangs Noirs, inevitabilmente, ci ricorda i Dardennes, che De Keyser e Dumoulin imitano in modo ovvio e sottile: le loro lunghe e coreografate carrellate sono presenti e precise, così come qualche strano tic stilistico, come le conversazioni al citofono mostrate dal punto di vista di un solo partecipante. L'ambientazione è sporca e palpabile, con lenti grandangolari che illuminano ogni dettaglio; un’inquadratura notturna esterna del grattacielo mostra Jimi come una piccola silhouette sulla balaustra, simile a un paesaggio di Brueghel insolitamente deserto.

Non c'è ambiguità in ciò che è raffigurato sullo schermo, ma altri elementi richiederebbero una spiegazione: qual è il motivo per cui si spinge così oltre per un estraneo? E cosa diamine c’è in realtà nel pacco? Étangs Noirs aggira il "perché?" per concentrarsi coraggiosamente sul "come?", anche se questa attenzione minimalista a volte fa pensare a un cortometraggio a basso budget o a un buon film studentesco.

Dopo un atto finale cinematicamente morto che consiste semplicemente nell'osservare e nell'attendere accanto a Jimi su un affollato treno della metropolitana, il film riunisce tutte le sue linee narrative per offrirci un climax meravigliosamente sottile e umanistico.

Étangs Noirs è prodotto dalle compagnie belghe Accattone Films e Toneelhuis. Il film è supportato anche dal Flanders Audiovisual Fund (VAF).

 

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(Tradotto dall'inglese)

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